L’importanza di chiamarsi Muneo

L’importanza di chiamarsi Muneo

Come è noto, nell’arcipelago giapponese i cognomi sono molti, ma quelli più diffusi sono poco più di una cinquantina. Quando invece si tratta dei nomi propri, allora s’incontra una gamma pressoché infinita di opzioni. Anche i nomi in apparenza più comuni presentano, a causa delle omofonie nella lettura degli ideogrammi, numerosissime varianti grafiche. Ad esempio, “Keiko” si può scrivere 景子,恵子,慶子,桂子,圭子,敬子,啓子…

Detto questo cambiamo per un istante scenario. Supponiamo che in Italia l’uomo politico Mario Rossi, il quale goda di una certa fama, sia condannato per un qualche reato e dichiarato ineleggibile. Il suo partito è però legato indissolubilmente alla sua figura, e un altro candidato non potrebbe sostituirlo senza una grave perdita di voti. Cosa fa allora Mario Rossi? S’ingegna: trova un altro soggetto di nome Mario e di cognome Rossi e lo mette a capo del partito, accontentandosi di gestire le cose dalle retrovie.

In Giappone però la cosa risulterebbe più complicata, perché non basta che i nomi siano omofoni: occorre anche che siano omografi. Keiko Rossi infatti può essere 景子 Rossi ma anche 敬子 Rossi…

E ben lo sa il il politico dell’Hokkaido Suzuki Muneo (鈴木 宗男). Ecco, infatti, quanto è accaduto in Giappone nelle ultime elezioni:

(http://www.japantimes.co.jp/news/2013/07/04/national/a-different-muneo-suzuki-enters-race/#.Um9WfxB6CzE).

Suzuki Muneo, ex membro del Partito Liberaldemocratico e fondatore del piccolo partito Shinto Daichi, era stato condannato in via definitiva per corruzione e finanziamento illecito nel 2010. Rilasciato nel 2011 dopo un anno di carcere, avrebbe voluto partecipare alle elezioni parlamentari, ma la condanna accessoria a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici gli precludeva l’accesso alla Dieta. Cosa ha fatto allora Suzuki, dal cognome molto comune ma dal nome un po’ insolito (una specie di Ermenegildo Rossi)? Ha trovato un candidato che non solo si chiama come lui, ma usa gli stessi kanji (宗男) per il nome. Il “brand” del politico è così salvo.

Suzuki Muneo (noto al pubblico come “Muneo”, perché Suzuki è appunto un cognome troppo comune) era stato indagato all’inizio degli anni 2000. Nel 2002, un sondaggio condotto da Kyodo News e Yahoo.jp basato sul caso Muneo aveva mostrato come il 94% degli intervistati fosse dell’idea che egli, in quanto indagato, dovesse immediatamente dimettersi, mentre il 3% riteneva più opportuno attendere almeno l’esito della fase investigativa. Il invece 2% non riteneva invece le dimissioni necessarie fino alla condanna definitiva.

Muneo ha fatto scandalo per essere stato uno dei pochissimi uomini politici giapponesi a candidarsi alle elezioni nonostante una condanna in primo grado (per corruzione), in pendenza del giudizio di appello.

Eletto nel 2005, è stato inoltre accusato di un’altra condotta illecita: aver ringraziato a mezzo internet gli abitanti del proprio collegio per l’avvenuta elezione. Secondo la legge elettorale, art. 178, è vietato mandare comunicazioni post-voto agli elettori. Ma questo è un tipico esempio di illecito senza sanzione, assai ricorrente nella legge giapponese e inoltre è prassi comune di molti politici.

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