Andrea Ortolani

Categoria: Weekend brunch

Bruno Leoni in Giappone

Un aneddoto divertente sul viaggio di Bruno Leoni in Giappone, probabilmente per l’incontro regionale della Mont Pelerin Society del 5-10 settembre 1966, raccontato dalla signora Silvana.

A partire da 13:37 circa:

Diritto, legge e giustizia al cinema

Settimane fa alcuni giornali hanno riportato che, come conseguenza dei regolamenti contro la yakuza di cui abbiamo parlato un paio di volte, la società di produzione Toei ha dichiarato che non si servirà più di membri della yakuza per i film sulla yakuza.

“I film e la realtà sono due cose diverse”

In realtà, tale affermazione non è del tutto convincente.
Innanzitutto, il fatto che oggi si dichiari che i membri della yakuza non saranno più scritturati, equivale a dire che fino a ieri gli yakuza comparivano nei film.
Inoltre, come sostiene Diego Gambetta nel suo ultimo, interessantissimo, libro Codes of the Underworld – How Criminals Communicate, il rapporto tra arte e realtà della criminalità organizzata non è a senso unico, nel senso che solo l’arte cerchi di rappresentare il mondo della malavita. Il rapporto è a doppio senso: se da una parte è indubitabile che l’arte imita la realtà, d’altra parte sono gli stessi gangster che talvolta prendono spunto dalle opere che parlano di loro e del loro mondo per modellare i loro comportamenti e comunicare sia tra di loro, che con il resto della società.

In Giappone il filone di film sulla yakuza è stato fiorente, anche se ora è in declino. Questi film hanno sicuramente dei risvolti interessanti sotto il punto di vista del diritto e della sociologia giuridica, ma non è del filone classico dei film sulla yakuza che voglio parlare in questo post.
Il tema di oggi sono 3 film giapponesi in cui si vedono rappresentazioni del diritto e della giustizia sullo schermo.

1. Minbo no onna

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=ngSo1JfVy2w]

Il 22 maggio 1992, sei giorni dopo l’uscita di questo film, il regista Juzo Itami fu accoltellato da 5 membri della yakuza. Sopravviverà, ed i suoi assalitori saranno condannati.
Il 20 dicembre 1997 Juzo Itami viene trovato morto, sfracellato al suolo ai piedi di un palazzo. Wikipedia contiene dettagli presi da Tokyo Vice di Jake Adelstein sulle ipotesi intorno alla sua morte, che rimane tuttora un episodio poco chiaro.

Minbo no onna è un film sulla yakuza, ma a differenza dei film del filone classico, in cui i gangster sono dipinti anche con i tratti propri degli eroi, nel quadro nostalgico di una società preindustriale dove i gangster incarnano i tratti e la moralità dei samurai, questa è una commedia e l’eroe è una donna. Una donna avvocato. Che, come si vede nel trailer, non ha paura dei gangster e usa l’astuzia e gli strumenti della legge per difendere sé ed il suoi clienti dalle piccole e meno piccole estorsioni di cui vivevano gli yakuza nei primi anni 1990.

I gangster al contrario sono rappresentati come delle macchiette ridicole e meschine, e sono messi a nudo i trucchi ed i meccanismi psicologici su cui fanno leva.
Il film è in sostanza un lungo appello alla cittadinanza a resistere, a non farsi intimidire, e a rivolgersi quando necessario alla legge.
Non stupisce che qualcuno non abbia gradito e abbia cercato vendetta.

2. Soredemo, boku ha yattenai

Il titolo significa: “E comunque, non sono stato io”.
Il sottotitolo recita: “Questo è il processo”.

La vicenda è ispirata a una storia vera, e narra del giovane di cui sopra che un giorno viene accusato da una liceale di molestie sessuali in una carrozza affollatissima della metropolitana ( 痴漢 chikan). Seguono arresto, custodia cautelare, interrogatori e tutte le fasi tipiche della giustizia giapponese, ivi compreso il tentativo degli inquirenti di estorcere la confessione.
Un film assai critico dell’amministrazione della giustizia in Giappone, che ha avuto un discreto successo di critica e pubblico.

3. Shoji to Takao

Di Shoji Sakurai e Takao Sugiyama avevamo parlato nel primo vero post di Il diritto c’è ma non si vede, e più recentemente qui.

Non sapevo che su di loro fosse stato girato un film. Il blog sul cinema giapponese Sonatine ne ha scritto una breve recensione:

Ventinove anni sono una vita. La società, le culture  e le persone cambiano e si evolvono in un lasso di tempo così lungo. Ebbene, privare una persona di questa ricchezza, di questa abbondanza, anche drammatica, di vita è un crimine imperdonabile. Succede che nel 1967 Sugiyama Takao e Sakurai Shōji siano arrestati e successivamente giudicati colpevoli di un furto e dell’assassinio di un uomo nella piccola città di Fukawa. Non esattamente due stinchi di santo… → continua sul blog Sonatine

Qui il sito ufficiale del film, e qui sotto il trailer:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=heUtzp2gqH8]

Ho visto i primi due, quest’ultimo ancora mi manca, e anzi, grazie a Sonatine per il suggerimento.

Ancora su manager e twitter

… o di come invecchia in fretta il diritto societario.

Come accennato in precedenza, alla nuova generazione di manager giapponesi piace molto twitter.
Masayoshi Son, uomo più ricco del Giappone e CEO della società di telecomunicazioni Softbank, usa molto il servizio di mini messaggi. Attraverso i suoi “cinguettii” ha reso note le proprie iniziative di beneficenza per le vittime dello tsunami ed i suoi propositi a favore dello sviluppo di fonti alternative di energia.
Ad oggi Son ha inviato più di 4300 tweet e ha 1.222.000+ followers.

In uno dei suoi messaggi recenti, Son usa twitter per aumentare la trasparenza e la partecipazione pubblica alla prossima assemblea degli azionisti di Softbank.
Questo il suo messaggio, inviato intorno alle 23:30 del 17 giugno:

Settimana prossima, venerdì 24 giugno, assemblea degli azionisti. Accettiamo le vostre domande anche via twitter. Risponderò alle domande rappresentative durante l’assemblea degli azionisti. C’è qualcosa che volete sapere?

Il messaggio, come si vede dall’immagine, è stato rilanciato da centinaia di utenti.
Una ricerca su twitter attraverso la chiave #sbkabu restituisce decine di messaggi con le domande più disparate: da domande tecniche sui piani societari, a domande sulle attività di beneficenza di Son, a domande sul colore delle magliette della squadra di baseball di cui Softbank è sponsor.

Softbank ha riservato una parte dei posti disponibili alla partecipazione del pubblico, scelto attraverso sorteggio tra tutte le domande ricevute. Le persone estratte, che potranno assistere all’assemblea, hanno ricevuto la notifica del sorteggio via twitter.
L’assemblea sarà trasmessa in diretta via internet, si inizia alle 10 del 24 giugno, in Italia le 3 am. Informazioni e streaming video a partire da questo indirizzo. Softbank manderà inoltre aggiornamenti sull’assemblea tramite il suo account twitter ufficiale.

Se da un lato sarà interessante vedere come Son deciderà quali siano le domande più “rappresentative” e come risponderà in assemblea alle sollecitazioni della rete, d’altra parte un risultato è comunque evidente: la legge sulle società del 2006, alla luce di queste pratiche, sembra di colpo vecchia non di 5 ma di 50 anni.

Alla nuova generazione di CEO giapponesi… (Weekend brunch I)

…piace molto twitter.

Tra i personaggi più in vista, il CEO di Softbank Masayoshi Son, seguito da quasi 1,2 milioni di utenti; Takafumi Horie, che in attesa dell’ordine di presentarsi in carcere per scontare la pena per il caso Livedoor, continua ad essere molto attivo: 22.500+ tweets e 710.000+ followers, e Hiroshi Mikitani, fondatore e CEO del colosso giapponese  dell’e-commerce Rakuten, con 324.000+ followers.

Son è stato attivissimo nei giorni seguenti il terremoto del 3/11 e da twitter ha lanciato le sue proposte in tema di energie rinnovabili. Horie ha continuato ad inviare via twitter gli aggiornamenti sulla sua vicenda giudiziaria, fino alla conferma della condanna.

In un messaggio inviato nella notte tra il 27 ed il 28 maggio Mikitani scrive:

「そろそろ経団連を脱退しようかと思いますが、皆さんどう思いますか?」
cioè: “Quasi quasi esco dal Keidanren, voi che ne pensate?”

Il Keidanren è la Federazione delle imprese giapponesi, un’istituzione che svolge un ruolo paragonabile a quello di Confindustria in Italia.

***

NB: Questo post inaugura la serie “Weekend brunch”, articoli postati nel weekend e con un taglio più leggero.