Il titolare parlerà all’Università di Torino, Dipartimento di Giurisprudenza, di codice civile giapponese. Lunedì 5 marzo 2018, alle 13, presso il Campus Luigi Einaudi, Aula H8.
Qui la locandina dell’evento:
Andrea Ortolani
Il titolare parlerà all’Università di Torino, Dipartimento di Giurisprudenza, di codice civile giapponese. Lunedì 5 marzo 2018, alle 13, presso il Campus Luigi Einaudi, Aula H8.
Qui la locandina dell’evento:
Avevamo parlato una prima ed una seconda volta del contratto del gruppo di idols (aidoru) AKB48. Il punto preso in esame era questo: l’accordo spesso prevede che le idols non possano avere relazioni sentimentali -o che comunque queste debbano essere tenute assolutamente segrete.
Giunge notizia di un altro caso analogo: si scopre che due componenti di un gruppo di idols hanno un fidanzato. I manager del gruppo mandano una lettera a tutte le parti coinvolte in cui chiedono tra le altre cose un risarcimento per violazione del contratto.
Come giustamente nota l’articolo, non risulta che al momento sia stata presentata una vera e propria domanda al tribunale. Si tratta, per ora, di una semplice lettera inviata dal management alle ragazze e ai fans.
Però, è singolare che queste tattiche intimidatorie siano praticate, e che facciano appello proprio ad aspetti prettamente giuridici: è stato concluso un contratto, dovete pagare un risarcimento per la sua violazione.
Rincuora il fatto che da più parti queste clausole e queste pratiche siano considerate sbagliate e prive di contatto con la realtà.
La circoscrizione ( 区 – ku) di Shibuya ha acquistato nell’aprile scorso uno stabilimento termale (terreno ed edificio sovrastante) nella provincia di Shizuoka, per la somma di ¥110M (circa €780.000 al cambio -molto volatile- attuale) al fine di usarlo come struttura per anziani.
Un membro dell’assemblea della circoscrizione ha chiesto un risarcimento al presidente della circoscrizione, poiché si è scoperto che la location era stata usata per girare una serie di film a luci rosse.
L’attore -in senso processuale!- sostiene che la struttura, visti i suoi trascorsi, sia inadatta ad ospitare gli anziani, e che il prezzo pagato dall’apparentemente ignara circoscrizione è ormai di gran lunga superiore al prezzo di mercato, ora che il passato degli edifici di dominio pubblico.
Grazie per la segnalazione a @tokyoreporter su twitter (qui il sito).
This is a must-have book for all the libraries of research institutions focusing on comparative or Japanese law, politics and society, and for all scholars having an interest in those fields.
The authors did a tremendous work, searching and selecting the best and most recent works in all the areas of the Japanese legal system. It provides the reader with the state of the art of current research in all the fields covered.
Literature on business law is reported extensively. But this is not just a book on business law: besides this, the sections exploring the works on all the other areas of the Japanese legal system give a thorough overview of the major works in Western languages. Most of the works cited are in English or German, but the book mentions also works in French and Italian.
The literature in Western languages on Japanese law, especially in English and German, continues to proliferate – despite, or perhaps because of, Japan’s economic slowdown after its own “asset bubble” burst in 1990. (…)
In 1998 Harald Baum and Luke Nottage published the first edition of their Annotated Selective Bibliography of Japanese Business Law in Western Languages, building on a chapter in Baum’s compendium on Japanese business law published in German in 1994. (…)
The present edition of the Annotated Selective Bibliography further comprehensively updates the annotated introduction to general works related to Japanese law and the economy, including a completely rewritten guide to finding Japanese business law materials via the internet (for a much briefer version in 2009, see here)
(…)
TABLE OF CONTENTS:
Part I. Introduction
Part II. General Resources: An Annotated Guide
A. Printed Publications
B. Japanese Law-related Online Resources in Western Languages
Part III. Individual Works: Selective Bibliography 1970–2012
L’altro giorno suona il campanello: è tornato il tizio di KDDI.
Scendo, e questo è quanto è venuto fuori sul pianerottolo nei 10′ che sono seguiti.
La situazione è questa: lui non è un dipendente di KDDI ma della società a cui KDDI ha dato l’incarico di piazzare il cavo di fibra ottica. La cosa torna, perché quando telefonai a KDDI per verificare se davvero stessero installando la fibra da queste parti, la signorina del call center mi rispose che loro non possono risalire a chi stia lavorando davanti a casa mia, perché i lavori sono dati in appalto a piccole imprese locali.
Chiedo perché sia sufficiente un consenso orale per quella che a me sembra una servitù. Mi risponde che loro hanno un accordo con TEPCO per usare i loro pali della luce. Come dicevo nei commenti al post precedente, TEPCO ha una servitù relativa ai due pali della luce, per cui ci versa qualcosa come 1.000/2.000 jpy al biennio, ora non ho sottomano le ricevute.
In altre parole: KDDI ha chiesto a TEPCO di usare i loro pali per tirare il cavo, TEPCO ha risposto per noi va bene (ovviamente non so se e quanto KDDI versi a TEPCO), ma andate a chiedere se tutti i comproprietari sono d’accordo.
Il tizio mi ha detto che è una delle prime volte che va in giro a chiedere il consenso a tutti i comproprietari, innanzitutto perché in Giappone non è comune che una strada privata sia proprietà comune dei proprietari delle case che vi si affacciano, e poi soprattutto perché spesso questi lavori venivano (vengono) fatti, in maniera un po’ sbrigativa, senza chiedere il consenso. Si fanno e basta, tanto chi vuoi che se ne accorga. Stavolta KDDI ha deciso di fare le cose “per bene” e quindi è venuta a chiedere.
Immagino che non sia venuto il soggetto titolare della servitù, cioè TEPCO, un po’ perché non è nel suo interesse principale, un po’ perché magari con l’aria che tira, sentendo il nome 東京電力 (TEPCO) magari qualcuno avrebbe pensato di dire “No, guardate, il consenso a voi non ve lo do”. L’immagine di KDDI è sostanzialmente pulita presso il pubblico.
Dunque ho detto che va bene. Filo più filo meno, non è che cambi granché.
Prima che andasse via però gli ho chiesto:
– E se per ipotesi io non fossi d’accordo, se dicessi che non presto il mio consenso, cosa succede? Potete chiedere al Tribunale che vi lasci tirare il cavo?
– Mmm, no, non credo.
– E allora, se dicessi “No, non sono d’accordo”, che succede, non fate i lavori?
– Eh, no, penso di no.
– E quindi il vicino rimane senza fibra ottica?
– Eh, sì…
– Sono cose che succedono? Magari quando i vicini litigano?
– Mah sì, può succedere anche se a noi non è mai capitato.
Un’altra cosa che mi ha stupito è che tutto questo scambio è avvenuto oralmente. Tutto, dall’inizio alla fine: io non ho firmato niente, né il tizio mi ha lasciato nulla eccetto il suo biglietto da visita, e proprio perché gliel’ho chiesto.
Il tizio non ha in mano nulla che provi che mi ha parlato, tantomeno che io abbia dato il mio consenso.
Ci si fida molto della parola da queste parti.
Questo è il vicolo che passa davanti a casa mia:
Stamattina, proprio quando stavo uscendo di casa un tizio con una tuta da lavoro e un blocco appunti in mano suona al campanello:
– Buongiorno, sono di KDDI.
– Buongiorno.
– Dunque… mi scusi se la disturbo, sono qui perché vorremmo far passare qui davanti, sui pali della luce, un cavo della fibra ottica, solo che questo vicolo è una strada privata e dobbiamo avere il permesso di tutti.
(LA MENTALITÀ LEGALISTA HA UN GUIZZO. Mi dico: vediamo fin dove riesco ad arrivare)
– Ah ho capito…
– Qui intorno hanno già detto tutti che va bene…
– Ah, davvero? Ok bene, ma guardi ora sto uscendo, sono di fretta, mi dia allora un documento, un foglio, qualcosa.
– Ehm, non ho niente, vede, chiediamo il consenso oralmente.
– Ah. Ma davvero? Beh guardi allora ci devo pensare. Non può ripassare?
– Sì, quando posso passare?
– Uhm, vediamo, giovedì?
– Ok, va bene, giovedì… Ah no, giovedì non posso, mi scusi.
(il tutto mentre mi segue verso la fermata della metropolitana)
– Allora, il venerdì non posso, si slitta a lunedì prossimo, ma lunedì mattina ho un impegno fuori casa… mercoledì?
– Altrimenti posso venire a disturbarvi nel weekend, sabato o domenica.
– No guardi, il weekend non so se sono in casa… facciamo che quando può venire, prova a suonare, nel frattempo ci penso.
– Va bene, arrivederci.
Lo so, sono stato un po’ pignolo. Un po’ tanto. Il tizio forse non avrà pensato a Takeyoshi Kawashima e alla sua teoria sulla contrapposizione mentalità giuridica giapponese/mentalità giuridica occidentale*, mi avrà semplicemente dato del gaijino rompiscatole.
Però, per una volta che mi capita un’occasione del genere, non potevo lasciarmela sfuggire.
Sarebbe bello non dare il consenso, così, per vedere come va a finire, ma forse sarebbe davvero troppo. Anche per fini nobili come quello della ricerca giuridica.
Nel frattempo dunque mi informo sulle servitù. Così quando ritorna lo interrogo per bene, e capisco come funziona.
Voi che fareste? Suggerimenti, proposte?
*: altri articoli importanti di e su Kawashima sono accessibili attraverso servizi a pagamento. L’articolo linkato mi sembra il più completo tra le pagine recenti liberamente accessibili. Un grande classico è questo, più centrato però sulla vera o presunta ritrosia dei giapponesi ad andare in giudizio.
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