“Yakuza e stranieri non hanno diritti”

“Yakuza e stranieri non hanno diritti”

Tra le altre cose, è anche questo che gli anziani PM ( 検事 ) insegnavano ai cadetti al momento in cui questi iniziavano la loro carriera.

“Il PM dice quello che vuole, e poi fa firmare la confessione all’indagato”; “alla fin fine, gli stranieri non capiscono il giapponese. Perciò, in giapponese puoi insultarli come ti pare”; “una volta ho interrogato uno straniero agitandogli un punteruolo davanti agli occhi e insultandolo in giapponese. È così che li fai confessare”.
Non c’è solo la violenza o la minaccia, ma anche l’inganno per ottenere una firma sulla confessione: “Se l’indagato oppone resistenza, digli ‘Queste non sono le tue dichiarazioni, sono le mie’ e così lo fai firmare”.

Parole di Hiroshi Ichikawa (? 市川寛 , divertitevi anche un po’ voi coi nomi propri giapponesi), che ricorda come questo tipo di educazione giuridica fosse normale nel 1993, anno in cui entrò nel corpo degli inquirenti presso l’ufficio di Yokohama.

Ichikawa era uno tra i PM che portò avanti le indagini su presunti movimenti illeciti di denaro di una cooperativa di Saga nel 2001 ( 佐賀市農協背任事件 ). Il caso si concluse con un’assoluzione confermata in appello per il presidente della cooperativa, una condanna ad un anno e sei mesi, sospesa per 3 anni e non appellata per il direttore finanziario, ed un’assoluzione in appello, dopo la condanna a 8 mesi sospesa per 2 anni ricevuta in primo grado, per un altro dirigente della cooperativa.
Il risultato più importante delle indagini furono tuttavia le rivelazioni dei metodi poco ortodossi usati per ottenere la confessione dagli indagati.

Ichikawa nel 2005 ricevette un provvedimento di richiamo formale per la sua condotta durante le indagini del caso di Saga. Si dimise dall’ufficio del PM. Ora svolge la professione di avvocato.

La sua confessione (questa, non estorta), è stata fatta nel corso di un simposio tenuto all’Università Meiji il 23 maggio 2011. Informazioni a partire da qui

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