Giudici popolari vs. giudici togati II

Tra i motivi dell’introduzione della giuria mista in campo penale (il saiban’in seido) vi era la volontà di giungere a decisioni più aderenti allo spirito e al comune sentire del popolo giapponese.
Alcune voci critiche del sistema evidenziavano il rischio che, con l’introduzione dei giudici popolari avremmo assistito ad una più spiccata disparità tra pene comminate a soggetti condannati per casi analoghi (uno dei punti di forza del sistema penale giapponese è l’accuratezza nella quantificazione della pena, almeno per quanto riguarda i crimini violenti), o più in generale il rischio che i giudici popolari fossero più mossi dall’emozione e adottassero una tendenza a comminare pene più severe. Avevamo già scritto più di due anni fa su alcuni casi in cui questi problemi si erano presentati.
Secondo uno studio della Corte Suprema i giudici popolari hanno la tendenza a comminare pene più severe rispetto ai giudici togati.

Il problema si è puntualmente presentato ed ha risalito tutta la gerarchia del sistema giudiziario fino ad approdare alla Corte Suprema.
La quale ha ristabilito l’ordine e modellato la pena secondo gli standard usati dai giudici togati prima dell’introduzione della giuria mista. Annullando così le condanne a morte (o meglio: confermando le sentenze delle Alte Corti (collegi composti di soli giudici togati) che in precedenza avevano già annullato le condanne a morte decise dai collegi partecipati dai giudici popolari.

Da una parte, è naturale essere contenti per il risultato pratico: meno condanne a morte è in ogni caso una cosa positiva.
Dall’altra tuttavia non si può non riconoscere che la riforma delle sentenze da parte dei giudici togati va contro lo spirito della legge sulla giuria mista, svuotando l’istituto di uno dei principali motivi per cui era stato introdotto… o almeno, per cui si diceva essere stato introdotto, cioè l’introduzione del senso comune popolare nella giustizia penale.
Forse l’obiettivo era un altro: tentare di arginare il fenomeno delle confessioni estorte con varie tecniche, e porre un filtro al collegamento, secondo alcuni troppo stretto, tra PM e giudici.

Aggiornamenti flash

  1. Per la prima volta, la Corte Suprema del Giappone ha confermato la sentenza di morte comminata da un collegio misto di giudici e saiban’in.
    In totale, le sentenze di condanna a morte comminate dai giudici popolari sono finora state 21, e quattro sono diventate definitive senza che vi sia stato un intervento della Corte Suprema.
    Qui l’Economist sulla pena di morte in Giappone.
  2. Ricordate il caso degli scommettitori professionisti sui cavalli? Questo articolo un po’ vecchio riassume la contesa tra scommettitori e ufficio delle tasse.
    Il Tribunale di Osaka ha dato ragione agli scommettitori, ha dichiarato cioè che le spese sostenute per comprare i biglietti possono essere valutate come spese e dedotte dalle vincite. Si tratta però del caso in materia civile, poiché la stessa persona è stata già giudicata in primo e secondo grado per il reato di evasione fiscale: è stato dichiarato colpevole, con sospensione condizionale della pena, ma il caso pende ora di fronte alla Corte Suprema.
  3. Secondo caso (di cui si ha notizia) di applicazione della Convenzione dell’Aia sulla sottrazione internazionale di minori. Anche in questo caso, piuttosto sorprendentemente, si tratta di un minore sottratto al genitore giapponese e portato fuori dal Giappone. Il tribunale svizzero ha ordinato il ritorno del minore (8 anni) nel suo luogo di residenza abituale, il Giappone.

La posta del giurista

Riceviamo, pubblichiamo con il consenso del mittente e volentieri rispondiamo:

[Saluti]
Mi chiamo XY, sono un laureando di Z. Da sempre molto appassionato della cultura giapponese, giuridica e non solo, ho deciso di dedicare la mia tesi al diritto giapponese e magari approfondire successivamente i miei studi in questa direzione.  Ammiro molto il suo lavoro e quello del professor Colombo.
In queste ultime settimane ho passato in rassegna diversi articoli e pubblicazioni, tra le quali “Diritto dell’Asia Orientale” curato dal professor Cavalieri, “Giappone : un diritto originale alla prova della globalizzazione” e “Laicità dello stato e Shintoismo nella giurisprudenza giapponese” del professor Colombo, le sue pubblicazioni su Digesto concernenti Giri, Diritto del Giappone moderno, aggiungendo poi i testi di Gallo e Sacco utilizzati per la preparazione degli esami di comparatistica. La ricerca mi ha offerto molti spunti e non le nascondo anche grandi indecisioni e dubbi, tuttavia stavo pensando di sviluppare un lavoro di tesi riguardante il diritto penale nipponico. Il concetto di pena, rieducazione riletti nell’ottica di una cultura come quella giapponese così profondamente originale nella sostanza, tanto quanto occidentalizzata negli schemi formali. Contraddizioni e tensioni civili che si celano entro sistema penale così efficace sotto il profilo dei numeri, ma a che prezzo? A scapito di una pena più umanizzata? Che cognizione dell’essere reo si sottende? Come si permea la penalità giapponese della tradizione culturale locale? Ecco questi sono gli spunti di riflessione che mi hanno catturato forse più di altri.
Volevo chiederle se potesse consigliarmi delle letture utili al riguardo.
La ringrazio molto in anticipo per la disponibilità e farle presente la mia sincera ammirazione per il suo lavoro di divulgazione e promozione culturale.
[Saluti conclusivi]

P.S.: ho dimenticato di specificare che padroneggio abbastanza bene l’inglese, mentre ho iniziato a studiare solo da poco tempo  la lingua giapponese.
Grazie ancora.

Caro XY, grazie innanzitutto del messaggio e della domanda.
Sono questioni molto importanti, che riguardano aspetti cruciali del diritto giapponese.
La scelta di concentrarsi (almeno, per ora) sul diritto penale mi sembra sensata: è forse nel diritto penale che sono più radicate e si possono cogliere meglio alcune delle caratteristiche peculiari del diritto del Giappone: il rapporto tra individuo e autorità, e tra individuo e collettività, la discrezionalità.

Imparare la lingua giapponese non è cosa semplice, ed è ancora più arduo raggiungere un livello che ti permetta di leggere in scioltezza dottrina e giurisprudenza in lingua.
Fortunatamente, oltre ai materiali in italiano che hai già consultato (grazie dei tuoi giudizi generosi!) ci sono ottimi materiali in lingue a cui noi italiani siamo più esposti e che di solito conosciamo meglio: inglese prima fra tutte, anche per la storia che lega gli Stati Uniti al Giappone.

Uno dei migliori testi recenti in circolazione sulla giustizia penale giapponese è The Japanese Way of Justice di David Johnson. È uno studio molto affascinante dei personaggi che svolgono il ruolo chiave nella giustizia penale giapponese: i PM. Leggi quest’opera, e prosegui con le numerose opere in essa citate, e raggiungerai un livello di conoscenza della materia di tutto rispetto.
Un altro ottimo (ma breve) excursus in inglese sulla storia del diritto penale, scritto da uno dei giganti del diritto penale giapponese è quello di K. Matsuo, “The Development of Criminal Law in Japan since 1961“, in Foote (ed.) Law in Japan: A Turning Point, Seattle 2007. Nello stesso volume trovi il capitolo di D. Johnson, “Criminal Justice in Japan”.
Ancora dal punto di vista storico, Rohl (ed.) History of Law In Japan since 1868 ha un paio di capitoli sulla storia del diritto e della procedura penale.
Daniel Foote ha scritto sul diritto penale dal punto di vista della sociologia del diritto. Un po’ datato ma sempre valido il suo The Benevolent Paternalism of Japanese Criminal Justice, in California Law Review March, 1992, 317.
Sulla criminalità organizzata/yakuza, lascia perdere le fonti giornalistiche: c’è poco di buono. Puoi partire da P. Hill, The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State. Una prospettiva inusuale è quella di R. Otomo, “Women in Organized Crime in Japan“, in Fiandaca (ed.) Women and the Mafia, NY, 2007.
Sulla pena di morte puoi vedere questo rapporto recente: The Death Penalty in Japan (c’è anche la mano di D. Johnson). Interessante anche M. Ramseyer, Who Hangs Whom for What? The Death Penalty in Japan.
Sicuramente mi è sfuggito qualcosa. Puoi dare un’occhiata agli indici del Journal of Japanese Law. Recentemente molti articoli di diritto penale hanno analizzato la cd. “giuria mista”, in giapponese saiban’in seido. Gli articoli della rivista non sono online, anche se qualche articolo pubblicato integralmente talvolta si trova(va).
Un’altra ottima fonte dalla quale partire per le ricerche è questa bibliografia. Il titolo parla di “business law”, ed in effetti l’attenzione principale è rivolta a quel settore, ma ci sono anche alcune pagine dedicate al diritto e alla procedura penale.

Spero di averti dato qualche indicazione utile.
In bocca al lupo per le tue ricerche!

Giudici severi, giudici clementi e uniformità dei giudizi

Kazuo Ino nel 1988 uccide la moglie e dà fuoco alla propria casa, uccidendo così anche la figlia di 3 anni. Nel 1989, viene condannato a 20 anni di reclusione.
Nel 2009 esce di prigione, e nel giro di sei mesi commette un altro omicidio.
Nel giudizio davanti alla giuria mista, Ino viene condannato a morte.
In appello, di fronte ad un collegio giudicante di soli giudici togati, la pena è commutata in ergastolo.

Altra vicenda: un cittadino inglese viene trovato a Narita con 2,5Kg di droghe sintetiche nel bagaglio.
Nel processo di primo grado, di fronte al collegio con giudici popolari, viene -sorprendentemente- assolto. In appello la decisione di primo grado viene annullata, e l’imputato è condannato per traffico di stupefacenti.
La Corte Suprema ha rigettato il ricorso per annullare la condanna dell’Alta Corte.

Due esempi, tra i tanti, per dimostrare che, come facilmente si poteva prevedere, l’introduzione della giuria mista in primo grado ha fatto venir meno quello che era uno dei punti di forza della giustizia penale giapponese: l’uniformità dei giudizi. La presenza di giudici popolari introduce evidentemente un certo grado di imprevedibilità e aleatorietà nel giudizio.
Ma il sistema prevede  meccanismi attraverso cui le corti superiori, composte esclusivamente da giudici professionisti, possono “correggere” gli “errori” delle corti inferiori.
Questa facoltà è stata finora usata con discrezione, poiché interventi frequenti farebbero venire meno il significato della giuria mista in primo grado. Anche la Corte Suprema aveva auspicato il “rispetto” per le conclusioni raggiunte dai collegi giudicanti con giudici popolari.
Sarà tuttavia interessante vedere quale sarà la tendenza nel medio periodo, e se le decisioni in sede d’appello che contrastano con le decisioni di primo grado rimarranno eccezioni, o se invece diventeranno la regola nei casi in cui la decisione si discosti in maniera rilevante dalla giurisprudenza consolidata fino al 2009, anno di introduzione della giuria mista.

Aggiornamenti flash

  1. Polizia giapponese, o dell’inettitudine (selettiva). Perché quando ci sono le AKB48 di mezzo, c’è rigore e professionalità. (background sul triste caso di stalking)
  2. Talvolta i giudici popolari irrogano pene più severe di quanto richiederebbero gli standard ed i precedenti. Nel caso dell’omicidio di una studentessa nel 2009, l’Alta Corte di Tokyo corregge la sentenza, e trasforma la pena, da pena di morte in ergastolo.
  3. Morti da superlavoro: la Corte Suprema rigetta il ricorso che chiedeva di pubblicare i nomi delle società i cui dipendenti sono morti per patologie legate all’eccessivo carico di lavoro.
  4. Pena di morte: un’altra persona è stata, forse, impiccata per errore nel 2008, rivelano nuove analisi del DNA: il caso di Michitoshi Kuma.
  5. Il Prof. Colin P.A. Jones avrà una colonna mensile sul Japan Times. Qui il primo articolo: “Il meraviglioso mondo del diritto giapponese: benvenuti in un mondo di scoperte senza fine“.

Aggiornamenti flash

  1. In Giappone l’azione penale è discrezionale.
    Il pubblico ministero del Tribunale di Tokyo ha deciso di non avviare l’azione penale contro Naoto Kan, Primo ministro in carica l’undici marzo 2011, e contro i dirigenti di TEPCO per il disastro della centrale di Fukushima-1.
  2. Un’altra persona impiccata nel carcere di Tokyo, il 12 settembre, su ordine del Ministro della giustizia Sadakazu Tanigaki. Il condannato ucciso si chiamava Tokuhisa Kumagai. È la sesta persona impiccata dal governo Abe. Il Ministro della Giustizia Tanigaki nota che il tempo passato nel braccio della morte dai condannati all’impiccagione si è ridotto drasticamente.
  3. Tutti gli articoli di Colin Jones sul diritto giapponese vanno letti con attenzione.
    Quando poi l’articolo inizia citando Takeyoshi Kawashima, e prosegue parlando di TEPCO e del disastro di Fukushima, l’articolo diventa un obbligo.
  4. Il Tribunale di Sendai, Pres. Norio Saiki (斉木 教朗ha accolto la richiesta di risarcimento avanzata dai genitori di quattro bambini risucchiati dallo tsunami dell’11 marzo 2011, contro l’asilo che li aveva in custodia.
  5. Interpretariato di tribunale e saiban’in seido.

Aggiornamenti flash

  1. Ennesimo capitolo della guerra Apple – Altriproduttoriditelefoni, questa volta si tratta di Samsung. Il Tribunale di Tokyo stavolta ha dato ragione ad Apple.
  2. In risposta a questo caso (31), d’ora in poi i tribunali giapponesi, nei casi in cui è prevista la partecipazione di giudici popolari, avvertiranno i candidati giudici della possibilità che le foto presentate come prove rappresentino violenza, sangue, cadaveri. Se il cittadino lo richiederà, il giudice potrà valutare se sollevare giustificatamente il candidato dall’obbligo di servire come saiban’in.
  3. La popolazione invecchia e sempre più anziani sono vittime o perpetratori di reati. Il libro bianco della polizia 2013: 平成25年警察白書 .

I giapponesi che fanno causa (XV)

31. Giudice popolare cita Stato

Marzo 2013, Tribunale di Fukushima, sezione di Koriyama: processo penale per un caso di rapina con omicidio. Il reato prevede la partecipazione al processo dei giudici popolari. Il processo si è concluso con la condanna a morte dell’imputato, ma non è questo che interessa qui.
Durante il processo ai giurati sono state mostrate immagini a colori della scena del delitto: molto sangue. Uno dei giurati, una signora sulla sessantina, dichiara di aver perso l’appetito, di non riuscire più a dormire, insomma di essere affetta da disturbo acuto da stress a causa della vista di quelle immagini.
L’avvocato della signora sta preparando un’azione di risarcimento nei confronti dello Stato, per danni morali di ¥1.600.000 (circa €12.000 al cambio odierno), da presentare presso il Tribunale di Sendai.

32. [Senza titolo]

Una donna richiede degli esami sul figlio che ha in grembo. Gli esami, alla 20ma settimana, rivelano che il figlio presenta anomalie cromosomiche, ma i medici dicono alla donna che è tutto a posto.
Il figlio nasce affetto da sindrome di Down, e muore all’età di 3 mesi e mezzo, per complicazioni collegate ad essa.
I genitori chiedono alla clinica ¥10 milioni per non aver avuto la possibilità di decidere se proseguire la gravidanza o effettuare un aborto.

(puntata precedente)

Aggiornamenti flash

  1. Un bell’articolo del NY Times sulla politica carceraria statunitense.
    Cosa c’entra col Giappone? Questo passaggio: “Gli Stati Uniti sono l’unico paese che conosco che spende più per le prigioni che per la polizia. In Inghilterra e Galles si spende il doppio in polizia rispetto a quanto si spende per gli istituti di correzione. In Australia più del triplo. In Giappone sette volte tanto”. Parole del professore di criminologia statunitense Lawrence Sherman.
  2. Il Tribunale distrettuale di Tokyo, in composizione collegiale con saiban’in, Pres. Katsunori Ono ( 大野 勝則 ), ha condannato due pirati somali a 10 anni di carcere per atti di pirateria nell’Oceano Indiano. Si tratta della prima applicazione della legge sulla pirateria ( 海賊行為の処罰及び海賊行為への対処に関する法律 , Legge sulle pene e sul trattamento degli atti di pirateria, l. 55 del 24 giugno 2009). I due avevano cercato di impossessarsi di una petroliera prendendo in ostaggio l’equipaggio, secondo uno schema noto in quelle acque, ma non vi erano riusciti. Catturati dalla marina statunitense, erano stati consegnati al Giappone.
    Qui i commenti di alcuni giudici popolari.
    Altri due complici saranno processati in un procedimento separato, la cui sentenza è prevista per il 25 febbraio.

Aggiornamenti flash

  1. Il Tribunale di Okayama ha rigettato la domanda di risarcimento dei danni derivanti dall’art. 733 del codice civile in quanto discriminatorio nei confronti delle donne, di cui avevamo parlato qui. Secondo il Tribunale, la previsione di un periodo nel quale le donne non possono risposarsi è ragionevole. Pare che la causa andrà in appello.
  2. Tutti a chiedersi perché i giapponesi non si rivolgono agli avvocati. Sarà l’aria del Giappone: il servizio di assistenza legale in materia di immigrazione fornito pro bono ai non-giapponesi in arrivo all’aeroporto di Haneda (Tokyo) non ha avuto ancora un (1) cliente dal momento del suo lancio, il 3 settembre. Il periodo di prova del servizio termina il 30 novembre.
  3. L’imputata donna più anziana del Giappone: 90 anni, rinviata a giudizio per incendio doloso. Sarà processata di fronte al Tribunale di Kanazawa, il collegio giudicante vedrà la partecipazione dei cittadini. (segnalazione di @naokookada)