Aggiornamenti flash – Provincia di Hyogo / Ordine sociale giapponese edition

Oggi due notizie da classificare nella categoria “controllo sociale diffuso” . Entrambe provenienti dalla provincia di Hyogo (capoluogo: Kobe), nel Giappone centrale.

  1. L’Unione degli imprenditori tipografi e stampatori della provincia di Hyogo ha adottato una decisione in base alla quale i soci rifiuteranno di produrre biglietti da visita, cartoline di auguri per il nuovo anno e altro per i membri della yakuza. Nella categoria “altro” sono comprese le cartoline “絶縁状 (zetsuenjo) ” e “破門状 (hamonjo) “, cioè le cartoline che i gruppi criminali fanno circolare tra loro per avvertire che tal dei tali non è più affiliato con tal gruppo, o peggio, per dire che è un traditore, con le conseguenze che si possono immaginare.
    Secondo la polizia, si tratta della prima decisione di questo tipo in Giappone.
  2. Un fedele lettore di questo blog, nonché buon amico del titolare, ha inviato poco fa la foto di un avviso esposto sulle porte del konbini di fianco a casa sua, a Takasago.
    Segue traduzione.



“In base al Regolamento per la protezione dei fanciulli
della Provincia di Hyogo,
è proibito per i minorenni
uscire durante la notte
(escluso quando siano accompagnati da un tutore)
Se un minorenne verrà in questo esercizio
tra le 22 e le 5
questo esercizio avviserà
gli organi competenti” 

Un compagno di corso, e l’ordine sociale giapponese

Diversi anni fa ho seguito un seminario di diritto civile giapponese tenuto in inglese.
Target del corso: studenti non giapponesi che si volevano familiarizzare con il diritto autoctono in una lingua un po’ meno ostica del giapponese, e studenti giapponesi che volevano sfruttare l’occasione per esercitare il loro inglese e partecipare ad una classe, almeno nelle intenzioni, un po’ più attiva delle solite, con discussioni e tutto il resto.

Come probabilmente sapete, è consuetudine terminare i corsi con una cena.
Gli studenti del III e IV anno sono maggiorenni -la maggiore età si raggiunge a 20 anni in Giappone- e possono bere alcoolici. È normale che prima dei 20 anni nessuno osi bere alcool in pubblico, e che compiuti i 20 anni nessuno osi non bere alcool in pubblico. Se non proprio chi è allergico, nel senso che se beve alcool muore, nel qual caso è giustificato.
Dicevo: si va a cena, di solito nei dintorni dell’uni, e di regola si beve. Si deve bere, almeno una birra o due, o qualche cocktail annacquato.

Una decina di giorni prima della cena, in giapponese “konpa” , ricevo da un compagno di corso una mail in giapponese. Il giorno dopo un’altra in inglese.
Un altro episodio che ci dice qualcosa sull’ordine sociale ed il ruolo della legge in Giappone.

Continua a leggere

Bere sì, ma con moderazione

Ancora per la serie “Ordine sociale giapponese”, ecco un altro dei poster affissi nelle aree pubbliche dell’Università a cui facevo riferimento in precedenza.

STOP!! Agli alcoolici ai minorenni
STOP!! A bere alla goccia
STOP!! A guidare avendo bevuto alcool

Bere alcool per un minorenne, guidare avendo bevuto alcool
sono gravi violazioni di legge!!
“Non lo farò”, “Non lo lascerò fare”, “Ho una volontà forte”

Bere alla goccia
può portare alla morte!!
Bere alla goccia
“Non lo farò”, “Non lo lascerò fare”, “Ho una volontà forte”

L’Università di Tokyo

CAUTION! ILLICIT DRUG USE PROHIBITED!!! (parte II)

Nei commenti al post sul manifesto antidroga si parlava della mail che l’Università di Tokyo inviò a tutti gli studenti, quando un suo studente fu arrestato per aver cercato di importare 6 grammi di hashish.

L’ho ritrovata, eccola qui:

A tutti gli studenti dell’Università di Tokyo

Recentemente uno studente straniero di questa Università è stato arrestato per violazione della legge sul controllo della cannabis.

Già in precedenza, considerando che i casi relativi all’uso di cannabis tra gli studenti sono diventati un grande problema sociale, questa Università ha richiamato più volte l’attenzione sul problema, ed è estremamente increscioso, ed una grande delusione che ciò si sia verificato.

L’Università di Tokyo riconosce la gravità della situazione, e intende prevenirne assolutamente il ripetersi.

Inutile a dirsi, il possesso e l’uso di cannabis e di altre droghe illegali sono reati gravi, e anche come Università prenderemo contromisure rigorose.

Questa Università ancora una volta richiama formalmente l’attenzione degli studenti.

22 gennaio 2009
Direttore – Prorettore (Responsabile studenti)
Makoto Asashima

Il titolare non è su facebook e quindi non può controllare se non attraverso la cache di google, ma cercando la notizia pare che via sia la lettera aperta di risposta a cui facevo riferimento, scritta dal brillante collega: cercando “Open letter to the Vice-President of the University of Tokyo” dovrebbe essere tra i primi risultati.

CAUTION! ILLICIT DRUG USE PROHIBITED!!!

Sì, proprio così, con tre punti esclamativi, stile messaggini tardoadolescenziali.

Ancora per la serie “Ordine sociale giapponese”, ecco il manifesto di cui parlavo qualche post fa.

Notare il messaggio:

Qualsiasi studente o dipendente dell’Università di Tokyo scoperto ad essere coinvolto in qualsiasi condotta criminale
sarà punito severamente dall’Università.

Non “saranno denunciati alle Autorità competenti”, “saranno puniti a norma di legge”, o espressioni simili.
No: saranno puniti dall’Università.

Una volta che ho tempo e pazienza mi piacerebbe sentire i responsabili del manifesto, se non sono già cambiati, e chiedere un po’ quali siano le fattispecie relative a “qualsiasi condotta criminale”, e le pene previste… Perché un principio cardine del diritto penale moderno è il principio di irretroattività, anche in Giappone.
Non è che dopo la commissione del fatto si possa decidere arbitrariamente cosa costituisca una “condotta criminale”, e altrettanto discrezionalmente stabilire una sanzione, giusto?

Ah, già, dimenticavo, questa non è materia penale.

Ordine sociale giapponese: cosa dicevamo?

Si parlava del ruolo delle strutture sociali intermedie nel mantenimento dell’ordine sociale giapponese, giusto?

Bene, la notizia è che il 26 luglio uno studente ventenne dell’Università di Fukuoka è stato sospeso per tre mesi. La ragione addotta dall’Università è la seguente: “Per aver compiuto atti inappropriati che ledono il buon nome dell’Università”.

Sì, ma cosa aveva fatto lo studente per meritarsi questo?

Il 9 luglio aveva postato questo messaggio su Twitter:

帰宅。バイト飲みやった。飲酒運転は久しぶりでハラハラしたw

Tornato a casa. Uscito a bere coi colleghi. Da tanto tempo non guidavo dopo aver bevuto, che tensione 🙂

La cosa è circolata.
L’Università ha ricevuto 18 (diciotto) e-mail o telefonate di questo tenore: “È una vergogna! ( 不謹慎だ )”, “Dovete educare seriamente i vostri studenti”, eccetera eccetera.
Non la polizia, appunto, ma l’Università di Fukuoka.

A nulla è valso il tentativo, ormai tardivo, dello studente, di spiegare che il mezzo guidato era la bicicletta, nei cui confronti si è soliti chiudere uno o anche tutti e due gli occhi, ancorché contro la lettera della legge.

Qui in inglese.

Di un manifesto, del diritto d’autore e dell’ordine sociale giapponese (II)

Stavamo dunque parlando di un manifesto affisso all’Università, e di cosa ci dice riguardo all’atteggiamento giapponese nei confronti della proprietà intellettuale.
In questo post invece vedremo cosa ci rivela quel manifesto sull’ordine sociale giapponese.

Alcune analisi classiche spiegano l’ordine sociale del Giappone moderno come il risultato dell’influenza della morale confuciana, condivisa da tutta la popolazione, o del controllo esercitato direttamente dallo Stato attraverso l’amministrazione. In sostanza, un sistema monistico, con la norma etico-religiosa, o lo Stato, a capo di tutto, ed i soggetti direttamente sotto, unificati dall’osservanza a questa norma.

Continua a leggere

Di un manifesto, del diritto d’autore e dell’ordine sociale giapponese (I)

Tra i vari avvisi e poster affissi nell’atrio della segreteria della Facoltà di legge dell’Università di Tokyo, questo manifesto spicca, anche per dimensioni:

Lasciamo perdere l’accuratezza delle informazioni riportate, il tono e lo scollamento tra la versione giapponese e quella inglese. Quest’ultima, più decisa e minacciosa. O forse è solo una questione di registro. Ad ogni modo, lasciamo perdere.
Vorrei invece partire dal manifesto per presentare un paio di riflessioni sul rapporto dei giapponesi con il diritto d’autore e sulla struttura dell’ordine sociale giapponese.

Continua a leggere