Elezioni incostituzionali. Embé?

Elezioni incostituzionali. Embé?

La Corte Suprema del Giappone riunita in seduta plenaria, ha dichiarato il 17 ottobre che le elezioni del 2010 per la Camera Alta ( 参議院 ) versano in uno stato di incostituzionalità.

Ragione dell’incostituzionalità è la disparità nella popolazione che forma i collegi elettorali. Collegi di zone molto popolate hanno una popolazione molto maggiore di collegi rurali. Da questo ne consegue che il voto di un abitante delle metropoli ha un valore assai minore di quello di un abitante delle campagne.
Ad esempio: nelle elezioni in questione un membro della Camera Alta eletto nel distretto di Kanagawa rappresentava in media 1,21 milioni di elettori, mentre il membro proveniente da Tottori appena 240.000.
Gli articoli in questione sono l’art. 14 Cost., che dispone che tutti i cittadini sono uguali di fronte (letteralmente: “sotto”) la legge, e l’art. 43 Cost., che dispone che i membri del Parlamento rappresentino tutti i cittadini giapponesi.
Nel 2011 la Corte Suprema aveva reso un giudizio analogo in merito alle elezioni del 2009 per la Camera bassa. Questa è la prima volta in cui entrambe le camere del Parlamento giapponese sono dichiarate contemporaneamente in uno stato di incostituzionalità.

La Corte Suprema non si è tuttavia  spinta fino a dichiarare incostituzionale la legge elettorale e dichiarare invalide le elezioni, come chiedevano gli attori.
Alcuni commenti dichiarano che si tratterebbe di un ultimatum al Parlamento e al governo, ma questo genere di ultimatum si susseguono da anni senza che la Corte Suprema abbia il coraggio di dichiarare incostituzionali i risultati delle elezioni. La prima pronuncia di incostituzionalità per la Camera alta risale al 1996, relativamente alle elezioni del 1992.
Il Parlamento non sembra prendere sul serio la pronuncia: l’Asahi riporta che le modifiche allo studio hanno l’obiettivo di riportare la differenza tra il valore dei voti non ad un livello vicino all’eguaglianza 1:1, ma su rapporti 4:1 o 5:1, che dovrebbero essere ritenuti non in violazione della Costituzione.

Il prof. Tokujin Matsudaira presenta un’analisi su chi sono stati gli attori in questa causa, dei motivi che li hanno spinti a rivolgersi ai tribunali, e del perché le risposte dei giudici siano sempre più favorevoli a queste domande. Tra gli attori figurano avvocati di successo ed il noto docente di uno dei maggiori centri privati di preparazione all’esame per le professioni forensi, Makoto Ito. Il loro atteggiamento di fondo è caratterizzato da un’attenzione ai principi dello stato di diritto liberale, con la tendenza a sfruttare gli strumenti della legge per modificare la società. La Corte in questo caso non ha potuto ignorare le loro richieste, o forse non ha voluto, dal momento che i giudici più giovani condividono questa mentalità.

Qui la sentenza. Opinione della corte nelle prime 15 pagine, seguono 60 pagine di opinioni concorrenti (giudici Sakurai, Kanetsuki, Chiba, Takeuchi) e dissenzienti (i giudici Tahara, Sudo, Ohashi, tutti e tre provenienti dall’avvocatura, guarda caso).
Il giudice Sudo ha scritto:

多数意見の結論とは異なり、本件定数配分規定は憲法に違反し,したがって本件選挙も違法であるとの見解に至った [ … ]  当審が遅くとも平成18年には現行の選挙制度の枠組みの見直しを促したといえるメッセージを示したにもかかわらず,今日に至るもそれが確としてなされ ないままで投票価値の著しい不平等状態が維持されているという点において,国会 の裁量権の限界を超えているということである。
“A differenza delle conclusioni dell’opinione di maggioranza, sono giunto alla convinzione che le regole sulla ripartizione numerica di questo caso violano la Costituzione e pertanto anche le elezioni in questione sono incostituzionali. (…) questa Corte, al più tardi già nel 2006 aveva sollecitato una revisione del quadro generale del sistema elettorale, ma nonostante ciò non è stato fatto nulla ad oggi, e si è perpetuata una estrema differenza nel valore del voto, e questo ha superato i limiti della discrezionalità attribuiti al Parlamento”.

La Corte Suprema del Giappone

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