Andrea Ortolani

Tag: Masahiko Sudo

I giudici della Corte Suprema (VIII)

Il 6 febbraio scorso il giudice Masahiko Sudo del Secondo collegio è andato in pensione, ed è stato sostituito dall’avvocato Kaoru Onimaru.
Si tratta della quinta donna che viene a far parte della Corte Suprema giapponese, e porta a 3 il numero di donne tra i giudici in carica attualmente. Con la sua nomina, in ciascuno dei tre collegi ristretti (formati ricordiamo da cinque giudici) è ora presente un giudice donna.
Originaria di Tokyo, laureata in giurisprudenza all’università di Tokyo, avvocato dal 1975, madre di tre figli: due maschi e una femmina, quest’ultima nominata giudice tre anni fa.
Il suo cognome e la sua attitudine combattiva in udienza sono spesso oggetto di battute dei colleghi: il primo carattere “Oni” significa infatti demone.
Seguono le notizie tratte dalla (scarna) presentazione ufficiale, presente sul sito della Corte Suprema.

Kaoru Onimaru ( 鬼丸 かおる )

Nata il 7 febbraio 1949, laureata presso l’Università di Tokyo, Facoltà di Giurisprudenza nel 1973. Passa nello stesso anno l’esame di ammissione alle professioni forensi, e dopo i due anni di pratica si iscrive all’Ordine degli avvocati di Yamagata. Nel 1978 trasferisce l’iscrizione all’Ordine degli avvocati di Tokyo.
Attiva dagli anni 1990 come membro di commissioni della Federazione giapponese degli ordini degli avvocati in materia di parità uomo-donna, educazione giuridica, anziani e disabili, dal 2006 Presidente della Commissione speciale sui diritti degli anziani e dei disabili dell’Ordine degli avvocati di Tokyo.

I suoi propositi come giudice: essere un difensore della Costituzione, avvicinarsi ad ogni caso con imparzialità, giudicare con delicatezza ( 丁寧な判断をする ).

Detti preferiti:
「柔よく剛を制す」 (che qui si dice essere una versione scorretta di 柔能く剛を制す ), cioè grosso modo “Il flessibile spesso domina il forte”.
「ローマは一日にしてならず」che è la versione giapponese di “Rome wasn’t built in a day“, Roma non fu fatta in un giorno.

Libri preferiti: anche lei cita la serie ローマ人の物語 , “Storie dei romani” (15 volumi rilegati, o 43 in versione economica tascabile) di Nanami Shiono.

Hobbies: yoga, pilates.

(puntata precedente)                                                                                               (continua)

Elezioni incostituzionali. Embé?

La Corte Suprema del Giappone riunita in seduta plenaria, ha dichiarato il 17 ottobre che le elezioni del 2010 per la Camera Alta ( 参議院 ) versano in uno stato di incostituzionalità.

Ragione dell’incostituzionalità è la disparità nella popolazione che forma i collegi elettorali. Collegi di zone molto popolate hanno una popolazione molto maggiore di collegi rurali. Da questo ne consegue che il voto di un abitante delle metropoli ha un valore assai minore di quello di un abitante delle campagne.
Ad esempio: nelle elezioni in questione un membro della Camera Alta eletto nel distretto di Kanagawa rappresentava in media 1,21 milioni di elettori, mentre il membro proveniente da Tottori appena 240.000.
Gli articoli in questione sono l’art. 14 Cost., che dispone che tutti i cittadini sono uguali di fronte (letteralmente: “sotto”) la legge, e l’art. 43 Cost., che dispone che i membri del Parlamento rappresentino tutti i cittadini giapponesi.
Nel 2011 la Corte Suprema aveva reso un giudizio analogo in merito alle elezioni del 2009 per la Camera bassa. Questa è la prima volta in cui entrambe le camere del Parlamento giapponese sono dichiarate contemporaneamente in uno stato di incostituzionalità.

La Corte Suprema non si è tuttavia  spinta fino a dichiarare incostituzionale la legge elettorale e dichiarare invalide le elezioni, come chiedevano gli attori.
Alcuni commenti dichiarano che si tratterebbe di un ultimatum al Parlamento e al governo, ma questo genere di ultimatum si susseguono da anni senza che la Corte Suprema abbia il coraggio di dichiarare incostituzionali i risultati delle elezioni. La prima pronuncia di incostituzionalità per la Camera alta risale al 1996, relativamente alle elezioni del 1992.
Il Parlamento non sembra prendere sul serio la pronuncia: l’Asahi riporta che le modifiche allo studio hanno l’obiettivo di riportare la differenza tra il valore dei voti non ad un livello vicino all’eguaglianza 1:1, ma su rapporti 4:1 o 5:1, che dovrebbero essere ritenuti non in violazione della Costituzione.

Il prof. Tokujin Matsudaira presenta un’analisi su chi sono stati gli attori in questa causa, dei motivi che li hanno spinti a rivolgersi ai tribunali, e del perché le risposte dei giudici siano sempre più favorevoli a queste domande. Tra gli attori figurano avvocati di successo ed il noto docente di uno dei maggiori centri privati di preparazione all’esame per le professioni forensi, Makoto Ito. Il loro atteggiamento di fondo è caratterizzato da un’attenzione ai principi dello stato di diritto liberale, con la tendenza a sfruttare gli strumenti della legge per modificare la società. La Corte in questo caso non ha potuto ignorare le loro richieste, o forse non ha voluto, dal momento che i giudici più giovani condividono questa mentalità.

Qui la sentenza. Opinione della corte nelle prime 15 pagine, seguono 60 pagine di opinioni concorrenti (giudici Sakurai, Kanetsuki, Chiba, Takeuchi) e dissenzienti (i giudici Tahara, Sudo, Ohashi, tutti e tre provenienti dall’avvocatura, guarda caso).
Il giudice Sudo ha scritto:

多数意見の結論とは異なり、本件定数配分規定は憲法に違反し,したがって本件選挙も違法であるとの見解に至った [ … ]  当審が遅くとも平成18年には現行の選挙制度の枠組みの見直しを促したといえるメッセージを示したにもかかわらず,今日に至るもそれが確としてなされ ないままで投票価値の著しい不平等状態が維持されているという点において,国会 の裁量権の限界を超えているということである。
“A differenza delle conclusioni dell’opinione di maggioranza, sono giunto alla convinzione che le regole sulla ripartizione numerica di questo caso violano la Costituzione e pertanto anche le elezioni in questione sono incostituzionali. (…) questa Corte, al più tardi già nel 2006 aveva sollecitato una revisione del quadro generale del sistema elettorale, ma nonostante ciò non è stato fatto nulla ad oggi, e si è perpetuata una estrema differenza nel valore del voto, e questo ha superato i limiti della discrezionalità attribuiti al Parlamento”.

La Corte Suprema del Giappone

I giudici della Corte Suprema (III)

Terzo articolo sui giudici della Corte Suprema del Giappone, in cui presenteremo tre membri del Secondo collegio ristretto.

Yuki Furuta ( 古田 佑木 )

Nato l’8 aprile 1942.
Nel 1967 si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Tokyo e supera l’esame per le professioni forensi. Nel 1969, terminato il periodo di pratica, è nominato pubblico ministero, e lavora presso gli uffici del PM di Tokyo, al Ministero della Giustizia, e presso i tribunali di Sapporo, Nagoya, Urawa. Dal 1984 al 1998 ricopre diverse posizioni presso il Ministero della Giustizia, fatta eccezione per un paio di anni in cui è PM presso il Tribunale di Tokyo. Nel 1998 è nominato capo dell’Ufficio del PM presso il Tribunale di Utsunomiya, e nel 1999 è nominato PM presso l’Ufficio supremo del PM e capo dell’Ufficio affari penali del Ministero della Giustizia. Nel 2004 è vicedirettore dell’Ufficio supremo del PM ma lascia la magistratura giudicante per limiti di anzianità.
Nel 2005 -presumibilmente ad aprile- è nominato professore presso l’Università Doshisha di Kyoto, ed il 2 agosto è nominato giudice della Corte Suprema.

Cos’è essere un giudice per lui: ascoltare le parti con imparzialità, giudicare ogni caso in maniera giusta e appropriata basandosi sui fatti e in conformità alla legge, e attraverso la soluzione dei casi rendere il diritto una cosa concreta.

La sua frase preferita, tra le tante in cui si è imbattuto: togliti la trave dagli occhi.
Libri preferiti: esclusi i classici, cita il libro di Nanami Shiono sui mille anni della Repubblica di Venezia e altri sulla storia di Roma, il volume su una serie di incidenti aerei degli anni 1960 マッハの恐怖 (Paura dei Mach) di Kunio Yanagida (no, non è questo Yanagita anche se il nome suona simile), e libri recenti sulle nuove tecnologie.
Hobbies: nessuno che sia degno di essere citato (sic), ma ama leggere libri sulle scienze naturali e di storia, e più in generale su tutte le cose che suscitano il suo interesse.

Yukio Takeuchi ( 竹内 行夫 )

Nato il 20 luglio 1943.
Laureato in giurisprudenza presso l’Università di Kyoto nel 1965. Supera nello stesso anno l’esame di dipendente pubblico presso il Ministero degli esteri e con lode presso l’amministrazione statale, con specializzazione in scienze economiche.
Nel 1967 entra al Ministero degli esteri, dove a partire dal 1984 ricopre cariche dirigenziali negli uffici per la cooperazione economica e per i trattati internazionali. Nel 1989 è console a Londra, nel 1991 segretario del Primo Ministro giapponese.
In seguito continuerà a ricoprire cariche di primissimo piano all’interno del Ministero degli esteri, oltre a quelle di Ministro plenipotenziario presso l’ambasciata giapponese negli Stati Uniti e Ambasciatore giapponese in Indonesia. A fine carriera è nominato professore per un anno presso il GRIPS.

Il 21 ottobre 2008 è nominato giudice della Corte Suprema.

Cos’è essere un giudice per lui: sforzarsi di giudicare in maniera giusta e imparziale, rispettando la dignità umana, per contribuire a mantenere e sviluppare l’ordine sociale.

Parole preferite: “dignità umana”, “in un rivolo senza fango, anche buttando una pietra l’acqua rimane pulita”, le massime confuciane「中庸、居易」”il giusto mezzo, … ??? un’esistenza morigerata” suggerimenti nei commenti (grazie Valerio per le delucidazioni), e “autodisciplina”.
Libri preferiti: legge di tutto, ma poiché è cresciuto anche a Nara prova un legame particolare con il Man’yoshu. Da giovane ha letto e riletto I nuovi nutrimenti di André Gide, e le raccolte di poesie di Michizo Tachihara e Junzaburo Nishiwaki. Ritiene un capolavoro il volume di Ryoichi Tobe ed altri「失敗の本質-日本軍の組織論的研究 (L’essenza della disfatta – Studi sull’esercito giapponese secondo la teoria delle organizzazioni)
Hobbies: ascolta musica, dalla classica al pop. Colleziona film western. In momenti di ispirazione compone poesie tanka. Ama guardare il golf e il baseball.

Masahiko Sudo ( 須藤 正彦 )

Nato il 27 dicembre 1942.
Si laurea in giurisprudenza presso l’Università Chuo di Tokyo nel 1966. Due anni dopo supera l’esame per le professioni forensi e terminata la pratica, nel 1970 si iscrive all’Ordine degli avvocati di Tokyo, di cui diventa vicepresidente nel 1988.
Nel 1989 inizia a prestare la sua opera in commissioni della Federazione giapponese degli Ordini degli avvocati: Commissione sui problemi dell’amministrazione della giustizia, Commissione sull’assistenza legale, commissione sugli avvocati stranieri ed altre, fino a diventare nel 2000 Presidente della Commissione affari internazionali dell’Ordine degli avvocati di Tokyo. Nel 2002 viene nominato professore presso l’Università Internazionale della Sanità e del Welfare.
Diventa giudice della Corte Suprema il 28 dicembre 2009.

Cos’è essere un giudice per lui: discernere e giudicare in maniera appropriata, con mano ferma e con rapidità, senza perdere lo spirito di opposizione al potere coltivato in 40 anni di attività come avvocato. Spera di non perdere la capacità di capire nel suo complesso le sfaccettature di una società sempre più veloce, più complessa e più internazionale.

Frasi preferite: “Non si vede bene che con il cuore. L’ essenziale è invisibile agli occhi.” dal Piccolo Principe, e「一生感動 一生青春 (Sempre emozionato, sempre giovane)」「つまづいたって いいじゃないか人間だもの (Ho inciampato – non è bello essere un uomo?)」dello scrittore e poeta giapponese Mitsuwo Aida.
I suoi libri preferiti sono associati a un’età. Alla scuola elementare ha amato Cuore di De Amicis, alle medie La buona terra di Pearl Buck, al liceo 春風馬堤曲 (Shunpubateikyoku) di Buson Yosa, 敦煌 (Tonko) di Yasushi Inoue e Il giglio della valle di Balzac, all’università Tonio Kroger di Thomas Mann, Gian Cristoforo di Romain Rolland, La peste di Camus, されどわれらが日々- di Sho Shibata. Recentemente ha letto e trovato interessanti Il processo di Kafka e Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami.
Hobbies: gite alle terme, passeggiate nel vicinato alla scoperta di vecchi kissaten, in italiano diremmo vecchi caffé.

(puntata precedente)                                                                                               (continua)