Ancora sul contratto delle AKB48

Ancora sul contratto delle AKB48

L’avvocato e attivista per i diritti umani Kazuko Ito dice la sua sul contratto di lavoro delle AKB48: si tratta di una violazione dei diritti umani e delle libertà dell’individuo, pertanto è nulla e non può essere fatta valere in giudizio.
Il Ministero del Lavoro – Ufficio per le politiche delle condizioni di lavoro, richiesto di un parere, ha risposto che non ci sono precedenti per casi di “idol” e che non si possa dire se la cosa sia valida o no: 「白か黒か言うのは難しい」(lett. “difficile dire se sia bianco o nero”). È però possibile/probabile ( 可能性がある lett. “vi sono possibilità” ) che un accordo scritto sulla clausola di castità sia ritenuto nullo per contrasto con l’art. 90 del codice civile.
Inoltre, dice il Ministero, alla luce delle linee guida sul pawahara vi è la possibilità che un’ingerenza del genere nella vita privata dei dipendenti possa essere considerata una violazione della personalità dell’individuo, ed il taglio a zero dei capelli, se imposto con minacce o violenze, come un atto di violenza.
Beh, bella scoperta.

5 pensieri riguardo “Ancora sul contratto delle AKB48

  1. Parlando con mia moglie, pare che il taglio a zero sia stata un’iniziativa spontanea della ragazza, e che alla fine la sua unica punizione sia stata quella di essere stata degradata al livello di kenkyuusei. Non ci credo neanche un po’, sicuramente il taglio le è stato imposto. Trovo davvero incredibile però come queste persone possano inchinarsi davanti a clausole così infami. Comunque il gruppo AKB48 è una costruzione assolutamente marcia, basta guardare il manager per accorgersene. Per fortuna la formula è rimasta nella sola Asia orientale, anche se ricordo anni fa di uno speciale di questo orribile manager che tentò di esportare il modello in Francia e in altri paesi europei. Alla fine, sconfitto, disse: “eh, gli stranieri forse non riescono a capire…”. E meno male, pensai io, non siamo ancora rincitrulliti completamente.

  2. Ho seri dubbi che il taglio le sia stato forzato. Non è conveniente per Akimoto né a livello di immagine né economicamente, e non è la prima volta che una di loro viene scoperta in quelle condizioni. Scettico.

  3. Tra i miei studenti ho un avvocato 40enne e, durante la lezione, mentre discutevamo del caso della tipa lui ha detto che una clausola del genere è sicuramente fuori legge e che molto probabilmente non è presente sul contratto vero e proprio. Mi chiedevo se fosse possibile…cioè, sto contratto qualcuno l’ha visto?
    Comunque tutti i miei studenti erano concordi nel dire che il Giappone, con sto caso, ci ha fatto una figura barbina agli occhi del mondo e che si vergognano di ciò (questo per avere anche un’idea di come l’ha presa la gente normale).

  4. Beh, almeno si sono resi conto che “potrebbe essere considerato un atto di violenza” e che la clausola è teoricamente illegale. E’ già qualcosa!
    Come avevo commentato giorni fa, poco importa che tutta questa pagliacciata sia stata un’operazione di marketing o meno: il Giappone ci ha comunque fatto una grossa (e sacrosanta) figuraccia a livello mondiale. Anzi, se è stato solo marketing è anche peggio… sarebbe un autogol clamoroso.

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