Andrea Ortolani

Tag: clausola di castità

Ancora sul contratto delle AKB48

L’avvocato e attivista per i diritti umani Kazuko Ito dice la sua sul contratto di lavoro delle AKB48: si tratta di una violazione dei diritti umani e delle libertà dell’individuo, pertanto è nulla e non può essere fatta valere in giudizio.
Il Ministero del Lavoro – Ufficio per le politiche delle condizioni di lavoro, richiesto di un parere, ha risposto che non ci sono precedenti per casi di “idol” e che non si possa dire se la cosa sia valida o no: 「白か黒か言うのは難しい」(lett. “difficile dire se sia bianco o nero”). È però possibile/probabile ( 可能性がある lett. “vi sono possibilità” ) che un accordo scritto sulla clausola di castità sia ritenuto nullo per contrasto con l’art. 90 del codice civile.
Inoltre, dice il Ministero, alla luce delle linee guida sul pawahara vi è la possibilità che un’ingerenza del genere nella vita privata dei dipendenti possa essere considerata una violazione della personalità dell’individuo, ed il taglio a zero dei capelli, se imposto con minacce o violenze, come un atto di violenza.
Beh, bella scoperta.

Il contratto di lavoro delle AKB48

Molti fra i lettori di questo blog sanno chi sono le AKB48.
Per chi non lo sapesse, c’è Wikipedia. O YouTube.

L’altro giorno la colonna di diritto del lavoro del Japan Times parlava proprio di loro, e della cosiddetta “clausola di castità” presente nel contratto di lavoro.
In sostanza: queste ragazzine, entrando a far parte del gruppo, promettono al management di non intrattenere relazioni affettive con nessuno. Pare che nel loro contratto sia inserita una clausola che recita più o meno così:  “È permesso essere oggetto di amore, che però non dovrà essere corrisposto”.
A detta dell’articolista -scusate ma non ho links o altri riferimenti, se qualcuno le avesse vi prego di postarli nei commenti alcune ragazze del gruppo in passato sono state costrette ad abbandonare la loro carriera nel gruppo per essere state paparazzate in compagnia di ragazzi o perché trapelavano notizie sulle loro relazioni romantiche. L’autrice cita il caso di tal Yuka Masuda.
E mentre questo post era in bozza è esploso il caso di Minami Minegishi, 20 anni, paparazzata da un settimanale mentre usciva dall’edificio dove aveva passato la notte con il componente di un’altra boyband. Ne ha parlato pure il Corriere, con qualche imprecisione: non mi pare si sia mai detto sesso, il ballerino non mi sembra fosse famoso prima di questa storia, ma l’articolo è sostanzialmente corretto.
Minami ha mandato un video di scuse ufficiali. In segno di pentimento per il profondo shock che questo suo gravissimo atto ha provocato nei fans, nelle compagne, nello staff e nelle rispettive famiglie, si è rasata i capelli (quasi) a zero. Ecco il video:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=UlzrIgacADU]

(nel frattempo come vedete, il video è stato tolto… ma chi fosse interessato lo può sicuramente trovare da altre parti sul web)

Inoltre, Minami è stata “declassata” da membro effettivo a 研究生 , più o meno “apprendista”.

L’autrice dell’articolo del Japan Times, Hifumi Okunuki, docente di diritto costituzionale e diritto del lavoro e collaboratrice presso un sindacato, si chiede dunque se: 1. tali clausole siano legittime, e 2. se il licenziamento di una ragazza per questi motivi sia legittimo. La prof. Okunuki cita giustamente l’art. 90 del codice civile giapponese, ed il riferimento al 公序良俗 (kôjo ryôzoku, ordine pubblico e buon costume): gli accordi che violano l’odine pubblico ed il buon costume sono invalidi.

Ora, da una parte vi sono i fans che evidentemente vogliono sognare e si sentono traditi se vengono a sapere la loro “idol” ha delle relazioni sentimentali con qualcuno: il mestiere di questi gruppi è proprio quello di vendere sorrisi e sogni. Non importa se si tratta di milioni di fans (viene in mente questa scena da Scemo e più scemo).
Dall’altra vi sono le libertà costituzionali ed appunto il riferimento all’ordine pubblico e buon costume: è lecito che un contratto di lavoro intervenga così pesantemente sulla sfera privata di un’adolescente?

Vi sono precedenti in materia di licenziamento per ragioni extralavorative collegate a relazioni sentimentali: l’articolo cita il caso di una società che scoprì una relazione adulterina tra due suoi dipendenti e licenziò la donna -ma non l’uomo
In tribunale il licenziamento fu ritenuto illegittimo, perché la relazione, nonostante fosse moralmente deprecabile, non incideva sulla prestazione di lavoro contenuta nel contratto.

Qui si pensa che la clausola del contratto delle AKB48 sia illegittima per contrasto con i più elementari diritti civili, in particolare se guardiamo la Costituzione giapponese, con gli art. 13 (libertà fondamentali), 24 (parità uomo-donna, dignità dell’individuo e libertà nelle questioni di famiglia).
Mi pare però che se non passa la tesi (forte) del contrasto con i principi costituzionali fondamentali, e si valuta la questione attraverso gli standard del precedente giudiziario citato in precedenza, alla luce della psicologia dei fans del gruppo, la clausola di castità prevista dal contratto possa realisticamente essere ritenuta un elemento essenziale e in un’ipotetica causa il giudice non possa dichiararla irragionevole.