L’avvocato e attivista per i diritti umani Kazuko Ito dice la sua sul contratto di lavoro delle AKB48: si tratta di una violazione dei diritti umani e delle libertà dell’individuo, pertanto è nulla e non può essere fatta valere in giudizio.
Il Ministero del Lavoro – Ufficio per le politiche delle condizioni di lavoro, richiesto di un parere, ha risposto che non ci sono precedenti per casi di “idol” e che non si possa dire se la cosa sia valida o no: 「白か黒か言うのは難しい」(lett. “difficile dire se sia bianco o nero”). È però possibile/probabile ( 可能性がある lett. “vi sono possibilità” ) che un accordo scritto sulla clausola di castità sia ritenuto nullo per contrasto con l’art. 90 del codice civile.
Inoltre, dice il Ministero, alla luce delle linee guida sul pawahara vi è la possibilità che un’ingerenza del genere nella vita privata dei dipendenti possa essere considerata una violazione della personalità dell’individuo, ed il taglio a zero dei capelli, se imposto con minacce o violenze, come un atto di violenza.
Beh, bella scoperta.