Come dicevo prima, il fatto che Govinda sia stato espulso dal Giappone significa che la Corte già sa che arriverà una sentenza di assoluzione. Non vi è trattato di estradizione tra Nepal e Giappone, quindi se per qualche motivo strano la sentenza di condanna fosse confermata e Govinda dovesse tornare dietro le sbarre, sarebbe molto difficile che ciò possa avvenire, perché Govinda è ormai già a Kathmandu.

E pian piano escono nuove notizie. Narendra Kumar Khadka, soggetto che aveva diviso l’appartamento con Govinda dice di essere stato arrestato, ed obbligato dalla polizia a firmare una dichiarazione che incolpasse Govinda.
Ce n’è anche per gli avvocati di Govinda: non hanno mai contattato il sig. Kumar Khadka per verificare l’attendibilità della dichiarazione.
Ma la parte più inquietante dell’articolo è il finale:

Khadka said defense lawyers for Mainali never contacted him after he returned to Nepal and he did not speak out for so many years “because I didn’t want any more trouble.”

“Japan is a big country and has big influence in Nepal. So if I anger Japanese authorities, I could get into trouble even if I live in my own country,” Khadka said, noting he was visited “many times” by Japanese investigators after he returned to Nepal.

He showed Kyodo a statement he said he gave to Japanese investigators in 2000 that shows Mainali returned the money to him on March 6, not after the woman’s slaying.

Infine, il Ministro della giustizia nega che Govinda sia stato maltrattato in prigione.
Sì, certo: ha passato 15 anni al Grand Hotel.