La pena di morte in Giappone: un rapporto

La pena di morte in Giappone: un rapporto

Il Centro Informazioni sulla Pena di Morte (Death Penalty Information Center) ha pubblicato un rapporto sulla pena di morte in Giappone.

La domanda a cui il rapporto offre una risposta articolata è questa: se l’uso della pena di morte da parte del Giappone sia una violazione degli obblighi assunti con la ratifica del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Secondo le disposizioni di questo trattato internazionale, la previsione della pena di morte non costituisce di per sé una violazione degli obblighi assunti con il trattato, ma gli Stati firmatari dovrebbero impegnarsi ad inrodurre norme e prassi che ne limitino progressivamente l’uso.

Secondo il rapporto, il Giappone non garantisce un accesso a processi equi e a procedure per presentare domande di appello e di grazia, e non garantisce soprattutto un trattamento umano delle persone nel braccio della morte.
Tra le raccomandazioni proposte dal rapporto:

  • l’eliminazione della pena di morte per i reati che non comportano l’intenzione deliberata di uccidere;
  • l’abolizione del sistema di “detenzione sostitutiva” (daiyo kangoku) e la sua sostituzione con un sistema che fornisca un controllo giurisdizionale efficace rispetto all’uso di custodia cautelare;
  • maggiori tutele procedurali nel processo di primo grado e nei gradi d’appello;
  • moratoria delle esecuzioni capitali;
  • miglioramento delle condizioni dei detenuti nel braccio della morte.

Il rapporto esamina anche la qualità dei sondaggi, che il governo giapponese conduce periodicamente, che riportano regolarmente un’alta approvazione per la pena di morte (in sostanza: i risultati di questi sondaggi vanno presi con le pinze perché non sono poi così affidabili).

50 pagine in inglese, un buon punto di partenza per chi voglia saperne di più sulla pena di morte nell’Arcipelago.

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