Il punto sulle isolette Senkaku e Takeshima

Il punto sulle isolette Senkaku e Takeshima

Estate, tempo di mare e vacanze verso destinazioni esotiche.
All’estremità meridionale dell’arcipelago delle Ryukyu vi sono le isole Senkaku ( 尖閣諸島 ), Diaoyu in cinese. Giappone, Cina, e più sommessamente Taiwan, sostengono di avere la sovranità sull’arcipelago.

La vicenda dei piccoli scontri, diplomatici e non, tra Giappone e Cina non è iniziata quest’anno. Nel 2004 un gruppo di attivisti cinesi sbarcò sulle isole.
Nel 2010 vi fu questo scontro tra una nave cinese e un battello delle Forze di autodifesa giapponesi, nelle acque su cui il Giappone sostiene di avere la sovranità:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=M3H-A7rB3wo]

(la pubblicazione di questi video fu dovuta a una fuga di notizie, chissà se pilotata o meno, ma non è di questo che ci occupiamo qui)

Seguirono avvistamenti di unità militari cinesi nei pressi delle isolette, che però non portarono a un’escalation, fino a questa primavera, quando il sindaco di Tokyo, Shintaro Ishihara, dichiarò che l’amministrazione di Tokyo aveva intenzione di acquistare 3 delle 5 isole (le altre due sono controllate dalle forze armate statunitensi, che le usarono fino al 1978 per esercitazioni di artiglieria) dai loro attuali proprietari, la famiglia Kurihara, cittadini giapponesi residenti a Saitama.
A tal fine Ishihara lanciò una raccolta di fondi presso la popolazione. Questo è il poster che comparve alla mia stazione della metropolitana. In fondo vi sono i dati bancari per le donazioni: Banca Mizuho, ag. 777 presso il Municipio, n. di conto etcetera.

A quanto pare sono stati raccolti 1,4 miliardi di yen (14 milioni di euro), non ancora sufficienti a raggiungere il prezzo di vendita stimato in 2 miliardi di yen ma già una buona somma.

Ad un certo punto si è inserito nella trattativa come possibile acquirente anche il governo giapponese, ma pare che i proprietari siano più disposti a vendere a Ishihara che al governo giapponese.
Lo stesso Ishihara aveva dichiarato in seguito che stava considerando l’idea di citare in giudizio il governo nazionale, nel caso non gli avessero dato il permesso di andare a visitare l’arcipelago in questione.

L’amministrazione di Tokyo aveva inoltre avviato una campagna di PR, pubblicando un annuncio pubblicitario sul Wall Street Journal in cui si spiega la situazione e si chiede simpatia verso la propria causa.

La visita di Ishihara alle isolette è stata però anticipata da un gruppetto di attivisti cinesi, che il 15 agosto (data non casuale, visto che coincide con la data della resa del Giappone nel 1945) sono sbarcati sulle isole, arrestati dalle autorità giapponesi e rispediti al mittente.
La risposta da parte giapponese non si è fatta attendere: una ventina di barche giapponesi sono partite dalle isole circostanti e hanno portato un centinaio di attivisti, tra i quali membri del Parlamento appartenenti al Partito Democratico, al Partito Liberal-Democratico e al Partito Kizuna, oltre a membri delle amministrazioni locali, nei pressi delle isole. Una decina di persone sono infine sbarcate, inscenando una piccola dimostrazione sventolando bandiere giapponesi. La Guardia Costiera giapponese aveva chiesto di non sbarcare, ma non ha adottato provvedimenti nei confronti degli attivisti che hanno messo piede a terra.

Si sta pensando in ambienti governativi di rendere più severe le leggi che puniscono questi sbarchi, dalle autorità giapponesi visti come ingressi nel territorio giapponese non autorizzati. Vedremo come si evolve la situazione.

In questo quadro si aggiungono le notizie relative all’isola Dokdo/Takeshima, contesa tra Corea del Sud e Giappone. Al momento è la Corea che ha il controllo di fatto sull’isola, e che ha negli ultimi giorni fatto innervosire il Giappone con la visita del Presidente Lee il 10 agosto, e di un Ministro che il 18 agosto ha inaugurato un monumento per commemorare la visita del Presidente di pochi giorni prima.

Il Giappone spera di portare la questione di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia, ma ci sono poche speranze che ciò avvenga poiché è necessario il consenso della controparte, cioè la Corea. Che non sembra disposta ad acconsentire.

Un altro articolo interessante sulla strategia di Ishihara e sul (non) coinvolgimento degli USA è qui.
Per chi volesse approfondire le questioni strategiche e militari in chiave comparata, consiglio il libro dell’amico Alessio Patalano,  Maritime Strategy and National Security in Japan and Britain.

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