Andrea Ortolani

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Italia e Giappone: Istituti giuridici a confronto

Mercoledì 26 novembre si terrà a Palazzo Coppini (Via del Giglio 10, Firenze) il convegno “Italia e Giappone: Istituti giuridici a confronto”, organizzato dall’Università Toyo e dalla Fondazione Romualdo del Bianco, con il patrocinio del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Firenze e dell’Associazione Italo-Giapponese per il Diritto Comparato.
Dalla presentazione del convegno:

Nonostante la lontananza geografica e culturale che divide Italia e Giappone, la storia recente dei sistemi giuridici dei due Paesi presenta numerose analogie. Diversi istituti dimostrano un’evoluzione e caratteristiche straordinariamente simili. L’appartenenza alla medesima famiglia di civil law, la recezione del diritto scritto francese e della dottrina tedesca, una nuova costituzione nata sulle macerie del conflitto mondiale, una giustizia penale di stampo prettamente inquisitorio alla ricerca di una riforma sono solo le più evidenti somiglianze tra i due sistemi.
L’interesse nei confronti della comparazione tra i due sistemi è in crescita. Da ambo le parti si riconosce nel sistema “altro” un modello di alto interesse scientifico, ed in certi ambiti, di grande importanza pratica.
La conferenza avrà come tema gli aspetti più attuali dei due sistemi giuridici, analizzati in chiave comparata. Dopo un inquadramento storico-sistematico, si toccheranno aspetti legati al diritto internazionale, al diritto dei consumatori, alla tutela dell’ambiente, ed al diritto fallimentare.

Questo il programma degli interventi:

9:00 Registrazione.
9:30 Saluti, Paolo Del Bianco (Presidente, Fondazione Romualdo Del Bianco).
9:45 Apertura dei lavori, Makio Takemura (Presidente, Università Toyo).
10:00 “Esdebitazione: Fallimento del consumatore in Giappone e in Italia”, Prof. Masaki Sakuramoto (Preside, Università Toyo).
10:30 “Pratiche commerciali scorrette e tutela del consumatore in Giappone e in Europa” Prof. Sara Landini (Università degli Studi Firenze).
11:00 Pausa caffè.
11:20 “Il diritto giapponese tra i sistemi giuridici dell’Asia orientale: Un punto di vista italiano”, Prof. Renzo Riccardo Cavalieri (Università Ca’ Foscari Venezia).
11:50 “Perché non possiamo risolvere il problema del diritto territoriale tra Giappone e Cina?”, Prof. Hiroshi Saito (Università Toyo).
12:20 “Il danno ambientale in Italia e Giappone: Riflessioni comparatistiche”, Prof. Andrea Ortolani ( Università Hitotsubashi).
12:50 Conclusioni Prof. Yuko Kondo (Università Toyo).
13:00 Chiusura dei lavori.

Qui il programma completo.

I giapponesi che fanno causa (XXV)

55. Siete circondati

Una coppia ha citato in giudizio il governo giapponese perché la loro casa, nei pressi di Yokohama, è circondata da basi militari americane e l’unica via di accesso è attraverso un posto di blocco USA. L’articolo descrive diversi inconvenienti che derivano da questa situazione: non possono arrivare servizi, ambulanze, etc…
La coppia ha chiesto un risarcimento di ¥115M, circa €820.000 al cambio -piuttosto volatile- attuale.

56. Il Giappone che fa causa

Nel 2010 un peschereccio cinese si scontrò con una nave della guardia costiera giapponese nelle acque circostanti le isole Senkaku.
Il governo giapponese ha presentato domanda al Tribunale di Naha, Okinawa, contro il comandante del peschereccio cinese per il risarcimento dei danni arrecati alla nave.
Secondo il governo cinese invece si tratta di una provocazione, in quanto quelle acque erano e sono sotto la sovranità cinese: sarebbe quindi il Giappone a dover presentare scuse e risarcimenti.
Il video dello scontro è qui.

57. Le cause del parrucchiere

Una donna di Takamatsu ha citato in giudizio il suo parrucchiere perché ha sbagliato trattamento (デジタルパーマ “permanente digitale” ???) rendendo i suoi capelli inguardabili proprio prima del suo matrimonio, costringendola a tagliare ulteriormente i capelli, tingerli etc etc…
La richiesta è di ¥4.900.000 (€35.000), di cui 2.200.000 a titolo di danno morale, e 2.300.000 per le spese che la parte attrice dovrà sostenere in trattamenti di bellezza per i suoi capelli, nei 6 anni che prevede saranno necessari prima che la chioma ritorni allo splendore di partenza.
Il parrucchiere ammette la responsabilità, ma non è d’accordo sull’entità del danno: “Sarà chiarita nel processo”.

(puntata precedente)

Il punto sulle isolette Senkaku e Takeshima

Estate, tempo di mare e vacanze verso destinazioni esotiche.
All’estremità meridionale dell’arcipelago delle Ryukyu vi sono le isole Senkaku ( 尖閣諸島 ), Diaoyu in cinese. Giappone, Cina, e più sommessamente Taiwan, sostengono di avere la sovranità sull’arcipelago.

La vicenda dei piccoli scontri, diplomatici e non, tra Giappone e Cina non è iniziata quest’anno. Nel 2004 un gruppo di attivisti cinesi sbarcò sulle isole.
Nel 2010 vi fu questo scontro tra una nave cinese e un battello delle Forze di autodifesa giapponesi, nelle acque su cui il Giappone sostiene di avere la sovranità:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=M3H-A7rB3wo]

(la pubblicazione di questi video fu dovuta a una fuga di notizie, chissà se pilotata o meno, ma non è di questo che ci occupiamo qui)

Seguirono avvistamenti di unità militari cinesi nei pressi delle isolette, che però non portarono a un’escalation, fino a questa primavera, quando il sindaco di Tokyo, Shintaro Ishihara, dichiarò che l’amministrazione di Tokyo aveva intenzione di acquistare 3 delle 5 isole (le altre due sono controllate dalle forze armate statunitensi, che le usarono fino al 1978 per esercitazioni di artiglieria) dai loro attuali proprietari, la famiglia Kurihara, cittadini giapponesi residenti a Saitama.
A tal fine Ishihara lanciò una raccolta di fondi presso la popolazione. Questo è il poster che comparve alla mia stazione della metropolitana. In fondo vi sono i dati bancari per le donazioni: Banca Mizuho, ag. 777 presso il Municipio, n. di conto etcetera.

A quanto pare sono stati raccolti 1,4 miliardi di yen (14 milioni di euro), non ancora sufficienti a raggiungere il prezzo di vendita stimato in 2 miliardi di yen ma già una buona somma.

Ad un certo punto si è inserito nella trattativa come possibile acquirente anche il governo giapponese, ma pare che i proprietari siano più disposti a vendere a Ishihara che al governo giapponese.
Lo stesso Ishihara aveva dichiarato in seguito che stava considerando l’idea di citare in giudizio il governo nazionale, nel caso non gli avessero dato il permesso di andare a visitare l’arcipelago in questione.

L’amministrazione di Tokyo aveva inoltre avviato una campagna di PR, pubblicando un annuncio pubblicitario sul Wall Street Journal in cui si spiega la situazione e si chiede simpatia verso la propria causa.

La visita di Ishihara alle isolette è stata però anticipata da un gruppetto di attivisti cinesi, che il 15 agosto (data non casuale, visto che coincide con la data della resa del Giappone nel 1945) sono sbarcati sulle isole, arrestati dalle autorità giapponesi e rispediti al mittente.
La risposta da parte giapponese non si è fatta attendere: una ventina di barche giapponesi sono partite dalle isole circostanti e hanno portato un centinaio di attivisti, tra i quali membri del Parlamento appartenenti al Partito Democratico, al Partito Liberal-Democratico e al Partito Kizuna, oltre a membri delle amministrazioni locali, nei pressi delle isole. Una decina di persone sono infine sbarcate, inscenando una piccola dimostrazione sventolando bandiere giapponesi. La Guardia Costiera giapponese aveva chiesto di non sbarcare, ma non ha adottato provvedimenti nei confronti degli attivisti che hanno messo piede a terra.

Si sta pensando in ambienti governativi di rendere più severe le leggi che puniscono questi sbarchi, dalle autorità giapponesi visti come ingressi nel territorio giapponese non autorizzati. Vedremo come si evolve la situazione.

In questo quadro si aggiungono le notizie relative all’isola Dokdo/Takeshima, contesa tra Corea del Sud e Giappone. Al momento è la Corea che ha il controllo di fatto sull’isola, e che ha negli ultimi giorni fatto innervosire il Giappone con la visita del Presidente Lee il 10 agosto, e di un Ministro che il 18 agosto ha inaugurato un monumento per commemorare la visita del Presidente di pochi giorni prima.

Il Giappone spera di portare la questione di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia, ma ci sono poche speranze che ciò avvenga poiché è necessario il consenso della controparte, cioè la Corea. Che non sembra disposta ad acconsentire.

Un altro articolo interessante sulla strategia di Ishihara e sul (non) coinvolgimento degli USA è qui.
Per chi volesse approfondire le questioni strategiche e militari in chiave comparata, consiglio il libro dell’amico Alessio Patalano,  Maritime Strategy and National Security in Japan and Britain.