Andrea Ortolani

Tag: Shibuya

I giapponesi che fanno causa (XXVIII)

65. Hai un fidanzato? È una violazione contrattuale ed io ti faccio causa

Avevamo parlato una prima ed una seconda volta del contratto del gruppo di idols (aidoru) AKB48. Il punto preso in esame era questo: l’accordo spesso prevede che le idols non possano avere relazioni sentimentali -o che comunque queste debbano essere tenute assolutamente segrete.
Giunge notizia di un altro caso analogo: si scopre che due componenti di un gruppo di idols hanno un fidanzato. I manager del gruppo mandano una lettera a tutte le parti coinvolte in cui chiedono tra le altre cose un risarcimento per violazione del contratto.
Come giustamente nota l’articolo, non risulta che al momento sia stata presentata una vera e propria domanda al tribunale. Si tratta, per ora, di una semplice lettera inviata dal management alle ragazze e ai fans.
Però, è singolare che queste tattiche intimidatorie siano praticate, e che facciano appello proprio ad aspetti prettamente giuridici: è stato concluso un contratto, dovete pagare un risarcimento per la sua violazione.
Rincuora il fatto che da più parti queste clausole e queste pratiche siano considerate sbagliate e prive di contatto con la realtà.

66. Una casa di riposo un po’ particolare

La circoscrizione ( 区 – ku) di Shibuya ha acquistato nell’aprile scorso uno stabilimento termale (terreno ed edificio sovrastante) nella provincia di Shizuoka, per la somma di ¥110M (circa €780.000 al cambio -molto volatile- attuale) al fine di usarlo come struttura per anziani.
Un membro dell’assemblea della circoscrizione ha chiesto un risarcimento al presidente della circoscrizione, poiché si è scoperto che la location era stata usata per girare una serie di film a luci rosse.
L’attore -in senso processuale!- sostiene che la struttura, visti i suoi trascorsi, sia inadatta ad ospitare gli anziani, e che il prezzo pagato dall’apparentemente ignara circoscrizione è ormai di gran lunga superiore al prezzo di mercato, ora che il passato degli edifici di dominio pubblico.
Grazie per la segnalazione a @tokyoreporter su twitter (qui il sito).

(puntata precedente)

Altro enzai in vista?

Oggi si parla ancora di TEPCO e morte, ma stavolta non c’entra Fukushima.

Nel marzo 1997 un’impiegata di TEPCO fu trovata uccisa nel suo appartamento di Shibuya.
Il delitto è noto come “l’omicidio dell’impiegata di TEPCO ( 東電OL殺人事件 )” e fu molto seguito dai media per una serie di motivi: la vittima era benestante, proveniva da scuole di élite, era stata la prima donna ad essere assunta da TEPCO come funzionario di carriera, e di notte esercitava in proprio un’altra professione, adescando clienti per le strade di Shibuya.
La vicenda ha ispirato libri, romanzi, serie televisive, manga, opere teatrali.

Fu accusato dell’omicidio Govinda Prasat Mainali, immigrato illegale nepalese.

Arrestato e condannato innanzitutto per violazione della legge sull’immigrazione, fu processato per l’omicidio dell’impiegata ed il 14 aprile 2000 dichiarato non colpevole dal Tribunale distrettuale di Tokyo, Pres. Toshikazu Obuchi 大渕敏和 .

In appello, l’Alta Corte di Tokyo, Pres. Toshio Takagi 高木俊夫 , riformò la decisione di primo grado e il 22 dicembre 2000 pronunciò sentenza contro il sig. Prasat Mainali, condannandolo all’ergastolo.
Il 20 ottobre 2003 il Terzo Collegio ristretto della Corte Suprema, Pres. Tokiyasu Fujita 藤田宙靖 , confermò la decisione dell’Alta Corte, che passò in giudicato.
Prasat Mainali si è sempre dichiarato innocente e la sua condanna non si basa su prove dirette di colpevolezza. In Giappone divenne possibile presentare come prova le analisi del DNA dal 2003; la colpevolezza di Praisat Mainali era stata dedotta in base alla coincidenza del mero gruppo sanguigno.

Il 24 marzo 2005 fu presentata all’Alta Corte di Tokyo richiesta di revisione del processo.
Lo Yomiuri Shinbun del 21 luglio riporta che le analisi del DNA dei liquidi organici prelevati a suo tempo dal corpo della vittima hanno fornito un DNA che non coincide con quello di Prasat Mainali, ma con quello di altri peli ritrovati a suo tempo nella stanza della vittima.

Che sia in arrivo un altro enzai, cioè un errore giudiziario?
Gli investigatori dichiarano che in ogni caso continueranno a sostenere la colpevolezza di Prasat Mainali, che a detta loro può essere fondata su altre prove.
Prasat Mainali al momento sta continuando a scontare la pena nel carcere di Yokohama.

Qui una pagina sulla vicenda del sig. Prasat Mainali, mantenuta da un gruppo che crede nella sua innocenza e si batte per la sua scarcerazione. Tralaltro, vedo che lo chiamano spesso Mr. Govinda o ゴビンダさん , ma Govinda non è il nome proprio?

Aggiornamenti flash

  1. La Federazione giapponese degli Ordini degli avvocati (JFBA) estende fino al 30 settembre il servizio gratuito di assistenza telefonica su questioni legali per le vittime del terremoto che non parlano giapponese. Pareri più precisi sono forniti dagli Ordini locali, a pagamento.
  2. Gli investigatori della stazione di Shibuya hanno fatto sapere che inizieranno le indagini nei confronti di 3 membri del collettivo d’artisti Chim↑Pom.
    Nei giorni successivi alle esplosioni alla centrale nucleare di Fukushima, l’enorme (30 x 5,5m) opera dell’artista Taro Okamoto “Asu no Shinwa (Leggenda di domani)”, che raffigura il bombardamento atomico di Hiroshima era stata “aggiornata” con l’aggiunta in un angolo di un quadretto (2 x 0,8m) che raffigurava i 4 reattori, come si può vedere in questo video:
    [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=uY1W7S_Rhgo]
    Il gruppo aveva ammesso la paternità dell’atto e mostrato un filmato dell’intervento in una conferenza stampa tenuta il 18 maggio.
    L’infrazione contestata è quella di affissione illegale, art. 1 n. 33 della legge sui reati minori ( 軽犯罪法 ).
  3. Ad oggi non risultano invece notizie ufficiali di indagini su TEPCO, gestore della centrale nucleare di Fukushima-1.
    Il bilancio dell’incidente tra i dipendenti di TEPCO o delle imprese collegate a cui sono stati appaltati i lavori, è per ora di due lavoratori della centrale annegati durante lo tsunami ed un lavoratore morto il 14 maggio, apparentemente per un malore, mentre era impegnato nelle operazioni di messa in sicurezza della centrale.