Dopo aver parlato delle Seconde linee guida sui risarcimenti, questa puntata della serie sui risarcimenti di Fukushima tratterà dei profili transnazionali della vicenda.
Le esplosioni avvenute alla centrale nucleare hanno disperso particelle radioattive nell’atmosfera. Esse si sono depositate non solo in tutto il Giappone, ma, trasportate dai venti e dalle correnti di alta quota, tracce di cesio e iodio radioattivi sono state segnalate in tutto l’emisfero settentrionale del pianeta.
L’acqua contaminata colata nell’Oceano è stata trasportata dalle correnti e potrebbe raggiungere le acque di altri Stati. Sotto quest’ultimo aspetto, l’incidente di Fukushima non ha precedenti e non si hanno studi o modelli che possano dare indicazioni precise su quale sarà il potere diluente dell’Oceano e quanto i prodotti ittici risentiranno dell’inquinamento radioattivo.
Anche perché non c’è ancora chiarezza sulla quantità di materiale radioattivo effettivamente uscita dai reattori, non si sa quali siano le perdite al momento né quanto la situazione sia effettivamente sotto controllo. Ciò rende naturalmente assai difficile qualsiasi previsione.
Quello che è chiaro in ogni caso è che le conseguenze non si sono prodotte esclusivamente su scala nazionale, ma su scala globale.
La questione riguarda dunque la responsabilità del Giappone nei confronti di altri Paesi che abbiano subito i danni del fallout o della contaminazione delle acque.