Operazione Esca

Il Ministero degli Interni e delle Telecomunicazioni ha comunicato il 25 gennaio che ha intrapreso passi importanti per combattere la copia non autorizzata e la distribuzione online di files coperti da copyright.

Si tratta di quella che una fonte inglese ha soprannominato “Operazione Esca”.
I soggetti incaricati dal governo metteranno in circolazione attraverso Winny e Share, le reti di scambio più diffuse in Giappone (grazie comunque dell’informazione, nel caso non lo sapeste), files che recano i nomi di programmi televisivi, film, album e altri contenuti appetibili dagli internauti nipponici.
Una volta scaricato il file, il contenuto non corrisponde alle aspettative, ma è un messaggio del Ministero che ricorda che scaricare illegalmente contenuti coperti dal diritto d’autore è un reato e che è punito severamente. Tutto ciò, con parole molto severe.

Mi pare che sia la riedizione aggiornata dell’iniziativa intrapresa lo scorso anno, più o meno in questo stesso periodo. Pensiamo male: si avvicina la fine dell’anno fiscale (31 marzo) e sono avanzati soldi che non si sa come spendere?

(Ha collaborato al programma NTT Communications)

Un’altra stupida legge in materia -guarda caso! di proprietà intellettuale

La cosiddetta “proprietà intellettuale” è una stupidaggine.
Le due o tre idee alla base della teoria comunemente usata per giustificare la proprietà intellettuale sono stupidaggini colossali. Accettate solo perché anche la più insulsa idiozia, se ripetuta molte volte, finisce per essere presa come vera.
Le applicazioni pratiche che conseguono dalla teoria della proprietà intellettuale sono altrettanto stupide, e spesso dannose.

È inevitabile che ogni legge in materia di proprietà intellettuale sia una legge stupida, e che le leggi emanate al fine di “migliorare” la materia non fanno altro che aumentarne la stupidità: quello che il legislatore vede come una lacuna colmata o un affinamento della disciplina non è altro che un tot di stupidità che si aggiunge, o un passo verso un livello superiore di stupidità.

La teoria della proprietà intellettuale sopravvive esclusivamente grazie a due motivi: 1. Essa non è portata alle sue estreme, ancorché logicissime, conseguenze. Tutta la materia è un’accozzaglia di scelte di compromesso più o meno accettabili dai sudditi cittadini sovrani, più o meno “vendibili” come soluzione di buon senso, ma prive di un fondamento logico solido. Ad esempio: se copyright e brevetti sono davvero un bene, perché limitarne la durata nel tempo? Dovrebbero essere diritti tendenzialmente eterni, come la proprietà sui beni materiali. E soprattutto dovrebbero estendersi a qualsiasi idea/innovazione/trovata. Qualsiasi. Il fatto che così nessuno nella vita avrebbe più tempo di fare altro che “pagare i diritti” a supposti titolari, visto che l’uomo cresce imitando i suoi simili, parlando la loro lingua, adottando gesti, copiando le soluzioni intelligenti che ciascuno vede intorno a sé etc… sarebbe un problema pratico relativo all’applicazione delle norme, ma chi crede davvero nella proprietà intellettuale dovrebbe coerentemente propugnare il carattere eterno dei relativi “diritti”. Poco importa che si vada a finire come Galambos; 2. È ancora relativamente facile aggirare la disciplina. L’impressione è che le leggi sulla proprietà intellettuale non possano essere applicate con rigore perché altrimenti non resterebbero persone sufficienti per applicarle.

La Camera bassa giapponese ha appena approvato a larghissima maggioranza una modifica alla legge sul diritto d’autore. Ne ha parlato pure il Punto Informatico in italiano, ed il Japan Times ha risposto alle principali curiosità in merito.
Punti salienti della riforma: inasprimento delle pene e allargamento della definizione di violazione della proprietà intellettuale. In sostanza, anche la copia ad uso personale di DVD o altri dischi protetti da meccanismi anti-copia sarebbe una violazione di legge che può dare luogo a sanzioni. Al contrario, rimane legale la copia su computer o dispositivi portatili di musica noleggiata.
Chiave della riforma è la parola “consapevolmente”: chi in altre parole copia sapendo di copiare illegalmente, è soggetto a pena, gli altri no. Si può prevedere che questa disposizione darà non pochi grattacapi in sede di applicazione.

Uno degli effetti è che, secondo un’interpretazione rigorosamente letterale delle norme, YouTube potrebbe essere considerato illegale in Giappone. L’allarme è rientrato e molto probabilmente non sarà così, ma non ci vedrei nulla di strano.

Infine, citiamo questo passo, molto interessante:

I downloaded a couple of albums a while back. Will the police come after me?
No, because the revised law takes effect Oct. 1.