Andrea Ortolani

Tag: wakai

Shiroi koibito contro Omoshiroi koibito: trovato un accordo

Qualcuno ricorderà la vicenda che vedeva contrapposti i produttori dei biscotti Shiroi koibito ed i concorrenti Omoshiroi koibito di fronte al Tribunale di Sapporo. Per tutti gli altri c’è questo link ai due articoli che scrissi tempo fa.

La vicenda pare essere giunta al termine con un accordo tra le parti ( 和解 wakai).
Contenuto dell’accordo: 1. Yoshimoto Kogyo potrà continuare ad utilizzare il nome “Omoshiroi koibito”; 2. Yoshimoto Kogyo dovrà modificare il packaging del prodotto; 3. La vendita degli “Omoshiroi koibito” sarà limitata alle 6 province del Kansai.
Inoltre, gli “Omoshiroi koibito” potranno essere venduti fuori dal Kansai a fiere e manifestazioni locali in cui si vendono prodotti tipici, per un massimo di 36 manifestazioni all’anno, della durata massima di un mese, con l’eccezione delle province di Hokkaido e Aomori.
Nessun riferimento ai 120 milioni di yen richiesti da Ishiya come risarcimento dei danni per la violazione del marchio.

Breve riflessione sull’annosa domanda: i giapponesi fanno causa o cercano l’accordo extragiudiziale?
La soluzione che si vede in questa vicenda, e che ho l’impressione essere molto diffusa, sta proprio a metà: i giapponesi fanno sì causa, ma non la portano alla fine e trovano un accordo prima della sentenza.

Accordo raggiunto sul contagio di massa da epatite B

Venerdì 24 giugno è stato raggiunto un accordo presso il Tribunale di Sapporo, Pres. Shun’ichi Ishibashi ( 石橋 俊一 ), per porre fine alla vicenda giudiziaria tra gli individui contagiati dal virus dell’epatite B a causa dell’uso ripetuto degli stessi aghi per vaccinazioni collettive, e lo Stato giapponese.

Martedì 28 giugno il Ministro della Sanità/Lavoro/Welfare Ritsuo Hosokawa ha firmato l’accordo sul risarcimento. In esso si riconosce la responsabilità dello Stato per le infezioni. In un incontro immediatamente successivo alla firma, il Primo Ministro Naoto Kan ha presentato scuse ufficiali alle vittime.

La transazione giudiziale, tecnicamente il contratto di wakai ( 和解 , cod. civ. giapp. artt. 695 e ss.), prevede che il governo ammetta la responsabilità del contagio, agisca al fine di evitare casi simili in futuro, e paghi un risarcimento fino a 36 milioni di yen (315.000 euro) a ciascuna vittima che abbia sviluppato i sintomi o che sia deceduta, e fino a 500.000 jpy (4.300 eur) per chi sia stato contagiato ma non abbia sviluppato i sintomi.

La vicenda era iniziata nel 1989 quando 5 persone infette avevano presentato domanda di risarcimento al Tribunale di Sapporo. Nel marzo 2000 la domanda era stata rigettata poiché a detta del Tribunale non era stato provato adeguatamente il rapporto di causalità tra le vaccinazioni ed il contagio.
La sentenza di appello dell’Alta corte di Sapporo del gennaio 2004 aveva da una parte riconosciuto la responsabilità dello Stato, dall’altra aveva dichiarato prescritto il diritto ad agire per due dei cinque attori.
La Corte Suprema nel giugno 2006 riformò questa sentenza riconoscendo a tutti gli attori del procedimento in questione il diritto al risarcimento. Lo Stato tuttavia non adottò misure nei confronti delle altre migliaia di vittime del contagio.
Così, a partire dal marzo 2008, nuove domande furono presentate al Tribunale distrettuale di Sapporo e ad altre corti dell’Arcipelago. Si stima che le parti siano state circa 700 in 10 tribunali.
Due anni dopo, nel marzo 2010 il Tribunale di Sapporo presentava alle parti una raccomandazione/proposta di transazione. È proprio sulla base di questo provvedimento che, dopo 15 mesi di trattative, è stato concluso l’accordo che mette fine per tutti alla vicenda.

Secondo stime ufficiali, gli individui contagiati sono stati circa 450.000.
La somma stanziata per i risarcimenti supera i 3.000 miliardi di yen (26 miliardi di euro), ed è la somma più alta mai pagata dal governo giapponese come risarcimento in un procedimento giudiziario.
I risarcimenti saranno pagati lungo un periodo di 30 anni.

Aggiornamenti flash

  1. Un inaspettato guizzo di iniziativa: la città di Noda, nella provincia di Chiba, adotta un approccio più severo nei confronti della contaminazione radioattiva rispetto alla posizione del governo nazionale.
  2. Accordo raggiunto tra governo e persone contagiate con il virus dell’epatite B attraverso trasfusioni infette. Presto breve approfondimento. Stay tuned.
  3. Quarta e per il momento ultima pronuncia della Corte Suprema in materia di inno nazionale e libertà di coscienza. Come previsto, la Terza Sezione ristretta (Pres. Takehiko Otani) ha seguito l’indirizzo delle pronunce delle scorse settimane e ha confermato che i provvedimenti disciplinari nei confronti degli insegnanti che non si alzano in piedi al momento dell’inno nazionale non viola la Costituzione giapponese. Decisione adottata a maggioranza 4:1, dissenting opinion del giudice Mutsuo Tahara. Qui il testo della sentenza.