Accuratezza delle indagini e pena di morte in Giappone

Il 15 marzo scorso avevamo parlato del poliziotto 55enne della squadra investigazioni di Osaka/Fukushima che aveva perso un mozzicone di sigaretta trovato sul luogo di un delitto ancora insoluto, e lo aveva sostituito con un mozzicone di produzione propria. Il soggetto è stato sospeso per 3 mesi, ma ciò ormai non rileva più, dal momento che si è dimesso. In un’intervista ha dichiarato:

「上司に報告すれば面倒なことになると考えた。証拠を作ることと、どちらが面倒になるか、てんびんにかけ、証拠を作ることを選んでしまった」
“Ho pensato che sarebbe stata una scocciatura riportare il fatto ai superiori. Ho valutato quale fosse la scocciatura maggiore tra quello e falsificare una prova, e ho falsificato la prova”

Il suo assistente 45enne è stato sanzionato con il taglio del 10% dello stipendio di un mese.
I documenti riguardanti la vicenda sono stati trasmessi al PM, e vedremo come va a concludersi la vicenda.

Casualmente, negli stessi giorni è balzata agli onori delle cronache una vicenda già al primo grado di giudizio, anch’essa proveniente da Osaka.
La vicenda risale al 2009, quando Tsunehiko Maeda, 44 anni, modificò dei dati su un floppy disk sequestrato in un’indagine riguardante una truffa postale, in cui si cercava di implicare un funzionario del Ministero della Salute. Hiromichi Otsubo e Motoaki Saga, superiori di Maeda che sapevano della contraffazione della prova, decisero di coprirlo, accettando e difendendo la versione di Maeda secondo cui la modifica era stata un errore. La cosa fu scoperta e provocò uno scandalo che portò in ultima istanza alle dimissioni sacrificali del direttore dell’Ufficio supremo del PM, Hiroshi Obayashi, e che stimolò l’istituzione di commissioni di riforma per l’istituto del PM.
Maeda a processo si dichiarò colpevole, è stato condannato e sta ora scontando la condanna a 18 mesi di reclusione.
Otsubo e Saga a processo continuarono a sostenere la tesi dell’errore e si dichiararono non colpevoli. Il PM chiese la condanna a 18 mesi senza sospensione della pena.
Venerdì 30 marzo il Tribunale di Osaka ha condannato per favoreggiamento Otsubo e Saga a 18 mesi di reclusione, sospesi per tre anni. Otsubo e Saga presenteranno appello.

In questo panorama abbiamo letto nei giorni scorsi dell’esecuzione di 3 condanne a morte, su ordine del Ministro della Giustizia Toshio Ogawa. Il quale, non contento, ha sciolto la Commissione di studio sulla pena di morte che era stata istituita presso il ministero.
Il primo ministro Noda rincara ulteriormente la dose e dichiara che non ha intenzione di fare passi verso l’abolizione, e che la pena di morte è sostenuta dall’85% della popolazione.
Di fronte a questi errori/orrori giudiziari, ci vuole del coraggio e una buona dose di faccia tosta.

E poi vedremo se porterà gli stessi argomenti “È la gente che lo vuole” quando si tratterà di difendere la riforma che ha preso come la missione del suo governo, cioè il raddoppio dell’IVA ( 消費税 ).

Foto di Katy Ereira

Aggiornamenti flash

  1. In Italia per svuotare le carceri pensano all’amnistia, in Giappone eseguono le condanne a morte. Tre condannati sono stati impiccati giovedì 29 marzo, su ordine del ministro della giustizia Toshio Ogawa, che dichiara:
    – Ho solo fatto il mio dovere di ministro della giustizia.
  2. Un uomo nota che la funzione di autocompletamento di Google, battendo il suo nome, associa il suo nome a reati gravi. L’uomo chiede che il famoso motore di ricerca statunitense rimedi a questo inconveniente, che sostiene essere alla base del suo improvviso licenziamento e delle seguenti mancate assunzioni.
    Il Tribunale distrettuale di Tokyo ha emanato il 19 marzo un provvedimento d’urgenza che accoglie le richieste dell’uomo e ordina a Google di disattivare la funzione di autocompletamento. Google ha dichiarato però che non seguirà l’ordine del tribunale giapponese perché la sede della società è in USA e pertanto non soggetta alla legge giapponese, e perché le funzioni di autocompletamento sono automatiche, non intenzionali e non possono configurare una violazione di privacy.
    L’esperto di privacy dell’Università di Niigata, prof. Masatomo Suzuki, pur riconoscendo la comodità della funzione, peraltro adottata anche da altri motori di ricerca, appoggia la decisione del Tribunale. (grazie a Elena Falletti per la segnalazione)
  3. Decisione del Tribunale distrettuale di Osaka (siamo dunque al primo grado di giudizio) in materia di risarcimento dei danni da amianto. La corte, presieduta dal giudice Ken’ichi Ono ( 小野 憲一 ) ha riconosciuto la responsabilità dello Stato e lo ha condannato a pagare ¥ 180M a 55 attori. La sentenza sostiene che lo Stato sapeva della dannosità dell’amianto dalla fine degli anni 1950: la legge sulle misure per prevenire l’asbestosi è del 1960, ma nello stabilimento in questione non furono installati ventilatori fino al 1971.
    La decisione va in senso opposto a quella dell’agosto scorso, in cui l’Alta corte di Osaka (siamo dunque al secondo grado di giudizio, ma sempre di giudizio di merito si tratta) aveva dichiarato lo Stato non responsabile per i danni causati dall’amianto fino al 1971.
  4. Gourmet di tutto il Giappone affrettatevi. Se la linea guida del Ministero della salute andrà in porto, da giugno sarà vietato in tutti i ristoranti dell’Arcipelago servire fegato bovino crudo. Pene fino a 2 anni di reclusione o 2 milioni di yen di multa.

Aggiornamenti flash

  1. In linea con la sentenza della Corte Suprema che lo scorso anno ne aveva deciso l’illiceità, l’Alta Corte per la proprietà intellettuale di Tokyo, nella causa di rinvio, ha ordinato la sospensione dell’attività a due società che, via internet, permettevano la visione della televisione giapponese al di fuori dell’Arcipelago.
  2. Il governo ha approvato un disegno di legge che modifica il quadro legislativo del nucleare civile. Tra le novità, il limite di 40 anni all’attività dei reattori nucleari, estendibile in casi particolari di altri 20 anni. La proposta di legge dovrà passare alla Dieta al Parlamento per l’approvazione.
  3. Il nuovo Ministro della giustizia Toshio Ogawa ( 小川 敏夫 ) ha rilasciato un’intervista, tradotta e pubblicata sul Japan Times. Punti chiave: ritiene di avere la responsabilità di riprendere le esecuzioni capitali con la solita giustificazione “Non vorrei, ma devo”, e ritiene che il quadro normativo riguardante i diritti dei genitori sui figli in caso di dispute, divorzi etc… non necessiti di modifiche.
    Che dire? Un bel passo indietro.
  4. Prima udienza del processo tra l’ex Direttore generale degli Yomiuri Giants Hidetoshi Kiyotake, ed il Presidente Tsuneo Watanabe. Ne avevamo parlato qui.