I am very excited to present here my latest (working) paper: “Nihonjin no Hōishikiron no Saikō” [日本人の法意識論の再考 – Reconsidering the Theories about the Japanese Legal Consciousness].
It builds on the theoretical foundations laid by Prof. Orin S. Kerr in his canonical “A Theory of Law” and on the related scholarship, extending those groundbreaking advances in legal science to the long-debated dilemma of the Japanese legal consciousness.
I find it quite difficult to summarize it, therefore I warmly recommend those interested not to waste time and read here the full version.
Tag: Takeyoshi Kawashima
- In Giappone l’azione penale è discrezionale.
Il pubblico ministero del Tribunale di Tokyo ha deciso di non avviare l’azione penale contro Naoto Kan, Primo ministro in carica l’undici marzo 2011, e contro i dirigenti di TEPCO per il disastro della centrale di Fukushima-1. - Un’altra persona impiccata nel carcere di Tokyo, il 12 settembre, su ordine del Ministro della giustizia Sadakazu Tanigaki. Il condannato ucciso si chiamava Tokuhisa Kumagai. È la sesta persona impiccata dal governo Abe. Il Ministro della Giustizia Tanigaki nota che il tempo passato nel braccio della morte dai condannati all’impiccagione si è ridotto drasticamente.
- Tutti gli articoli di Colin Jones sul diritto giapponese vanno letti con attenzione.
Quando poi l’articolo inizia citando Takeyoshi Kawashima, e prosegue parlando di TEPCO e del disastro di Fukushima, l’articolo diventa un obbligo. - Il Tribunale di Sendai, Pres. Norio Saiki (斉木 教朗 ) ha accolto la richiesta di risarcimento avanzata dai genitori di quattro bambini risucchiati dallo tsunami dell’11 marzo 2011, contro l’asilo che li aveva in custodia.
- Interpretariato di tribunale e saiban’in seido.
L’altro giorno suona il campanello: è tornato il tizio di KDDI.
Scendo, e questo è quanto è venuto fuori sul pianerottolo nei 10′ che sono seguiti.
La situazione è questa: lui non è un dipendente di KDDI ma della società a cui KDDI ha dato l’incarico di piazzare il cavo di fibra ottica. La cosa torna, perché quando telefonai a KDDI per verificare se davvero stessero installando la fibra da queste parti, la signorina del call center mi rispose che loro non possono risalire a chi stia lavorando davanti a casa mia, perché i lavori sono dati in appalto a piccole imprese locali.
Chiedo perché sia sufficiente un consenso orale per quella che a me sembra una servitù. Mi risponde che loro hanno un accordo con TEPCO per usare i loro pali della luce. Come dicevo nei commenti al post precedente, TEPCO ha una servitù relativa ai due pali della luce, per cui ci versa qualcosa come 1.000/2.000 jpy al biennio, ora non ho sottomano le ricevute.
In altre parole: KDDI ha chiesto a TEPCO di usare i loro pali per tirare il cavo, TEPCO ha risposto per noi va bene (ovviamente non so se e quanto KDDI versi a TEPCO), ma andate a chiedere se tutti i comproprietari sono d’accordo.
Il tizio mi ha detto che è una delle prime volte che va in giro a chiedere il consenso a tutti i comproprietari, innanzitutto perché in Giappone non è comune che una strada privata sia proprietà comune dei proprietari delle case che vi si affacciano, e poi soprattutto perché spesso questi lavori venivano (vengono) fatti, in maniera un po’ sbrigativa, senza chiedere il consenso. Si fanno e basta, tanto chi vuoi che se ne accorga. Stavolta KDDI ha deciso di fare le cose “per bene” e quindi è venuta a chiedere.
Immagino che non sia venuto il soggetto titolare della servitù, cioè TEPCO, un po’ perché non è nel suo interesse principale, un po’ perché magari con l’aria che tira, sentendo il nome 東京電力 (TEPCO) magari qualcuno avrebbe pensato di dire “No, guardate, il consenso a voi non ve lo do”. L’immagine di KDDI è sostanzialmente pulita presso il pubblico.
Dunque ho detto che va bene. Filo più filo meno, non è che cambi granché.
Prima che andasse via però gli ho chiesto:
– E se per ipotesi io non fossi d’accordo, se dicessi che non presto il mio consenso, cosa succede? Potete chiedere al Tribunale che vi lasci tirare il cavo?
– Mmm, no, non credo.
– E allora, se dicessi “No, non sono d’accordo”, che succede, non fate i lavori?
– Eh, no, penso di no.
– E quindi il vicino rimane senza fibra ottica?
– Eh, sì…
– Sono cose che succedono? Magari quando i vicini litigano?
– Mah sì, può succedere anche se a noi non è mai capitato.
Un’altra cosa che mi ha stupito è che tutto questo scambio è avvenuto oralmente. Tutto, dall’inizio alla fine: io non ho firmato niente, né il tizio mi ha lasciato nulla eccetto il suo biglietto da visita, e proprio perché gliel’ho chiesto.
Il tizio non ha in mano nulla che provi che mi ha parlato, tantomeno che io abbia dato il mio consenso.
Ci si fida molto della parola da queste parti.
Questo è il vicolo che passa davanti a casa mia:
Stamattina, proprio quando stavo uscendo di casa un tizio con una tuta da lavoro e un blocco appunti in mano suona al campanello:
– Buongiorno, sono di KDDI.
– Buongiorno.
– Dunque… mi scusi se la disturbo, sono qui perché vorremmo far passare qui davanti, sui pali della luce, un cavo della fibra ottica, solo che questo vicolo è una strada privata e dobbiamo avere il permesso di tutti.
(LA MENTALITÀ LEGALISTA HA UN GUIZZO. Mi dico: vediamo fin dove riesco ad arrivare)
– Ah ho capito…
– Qui intorno hanno già detto tutti che va bene…
– Ah, davvero? Ok bene, ma guardi ora sto uscendo, sono di fretta, mi dia allora un documento, un foglio, qualcosa.
– Ehm, non ho niente, vede, chiediamo il consenso oralmente.
– Ah. Ma davvero? Beh guardi allora ci devo pensare. Non può ripassare?
– Sì, quando posso passare?
– Uhm, vediamo, giovedì?
– Ok, va bene, giovedì… Ah no, giovedì non posso, mi scusi.
(il tutto mentre mi segue verso la fermata della metropolitana)
– Allora, il venerdì non posso, si slitta a lunedì prossimo, ma lunedì mattina ho un impegno fuori casa… mercoledì?
– Altrimenti posso venire a disturbarvi nel weekend, sabato o domenica.
– No guardi, il weekend non so se sono in casa… facciamo che quando può venire, prova a suonare, nel frattempo ci penso.
– Va bene, arrivederci.
Lo so, sono stato un po’ pignolo. Un po’ tanto. Il tizio forse non avrà pensato a Takeyoshi Kawashima e alla sua teoria sulla contrapposizione mentalità giuridica giapponese/mentalità giuridica occidentale*, mi avrà semplicemente dato del gaijino rompiscatole.
Però, per una volta che mi capita un’occasione del genere, non potevo lasciarmela sfuggire.
Sarebbe bello non dare il consenso, così, per vedere come va a finire, ma forse sarebbe davvero troppo. Anche per fini nobili come quello della ricerca giuridica.
Nel frattempo dunque mi informo sulle servitù. Così quando ritorna lo interrogo per bene, e capisco come funziona.
Voi che fareste? Suggerimenti, proposte?
*: altri articoli importanti di e su Kawashima sono accessibili attraverso servizi a pagamento. L’articolo linkato mi sembra il più completo tra le pagine recenti liberamente accessibili. Un grande classico è questo, più centrato però sulla vera o presunta ritrosia dei giapponesi ad andare in giudizio.