- Lawrence Repeta sul processo di revisione costituzionale in atto in Giappone.
Un ottimo resoconto di quanto sta succedendo a Tokyo: un attacco sfacciato da parte di Abe alla Costituzione giapponese e allo stato di diritto. - Anche in Giappone si presentano a Google richieste di rimuovere risultati di ricerche. Vittoriose, almeno in primo grado.
Lo ammetto: non ho avuto tempo di studiare come si deve la questione, ma a prima vista questi casi, il cd. “diritto all’oblio”, e tutti i casi in cui un’autorità cerca di indirizzare l’informazione che si trova libera in rete, mi ricordano chiaramente il Ministero della Verità di 1984 -e di sicuro non sarò il primo, ci vuole proprio poco ad associare le due cose. - Kiichi Isozaki era un agricoltore che lavorava nei pressi della centrale nucleare di Fukushima-1. In seguito all’evacuazione, viene colto dalla depressione e si toglie la vita.
La moglie chiede un risarcimento e va fino in tribunale per ottenerlo.
Nei giorni scorsi il Tribunale di Fukushima, pres. Naoyuki Shiomi ( 潮見 直之 ) ha riconosciuto il nesso di causalità (interessante: al 60%, visto che l’uomo aveva anche altre patologie tra cui il diabete) tra l’incidente ed il suicidio, ed ha accordato alla vedova un risarcimento di ¥27 M (circa €200.000). La richiesta era di circa 3 volte tanto.
Non è il primo di questi casi.
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I giapponesi che fanno causa (XVII)
36. Risarcimento per suicidio
Un produttore di latte della provincia di Fukushima vede i suoi affari andare a rotoli in seguito al disastro nucleare: nessuno vuole più i prodotti della zona.
L’uomo si suicida nel capannone che aveva appena finito di costruire.
La moglie, filippina e madre di due figli, cita in giudizio TEPCO per 126 milioni di yen.
Nel frattempo, TEPCO ha ammesso la propria responsabilità e ha deciso di risarcire i familiari di un altro agricoltore della zona, suicidatosi per gli stessi motivi.
Chissà se anche il caso della signora filippina si concluderà fuori dalle aule giudiziarie.
37. Contrasti giurisprudenziali in materia di autocompletamento di Google
Il mese scorso il Tribunale di Tokyo, in una causa contro Google in tema di completamento automatico, aveva reso giudizio a favore dell’attore. Si era ritenuto cioè che i risultati -errati- che associavano il nome dell’attore a un profilo criminale fossero lesivi del suo onore.
Nei giorni scorsi invece lo stesso Tribunale ha reso un giudizio a favore di Google. Niente risarcimento di ¥2M all’attore, ha deciso il giudice Tomonari Honda (本田 知成 che avevamo già incontrato qui).
Vedremo cosa dirà l’Alta Corte di Tokyo in sede di appello.
38. Avete mandato il sacerdote sbagliato
Una famiglia chiede, con largo anticipo, a un’impresa di pompe funebri, che il funerale del proprio famigliare, affetto da malattia incurabile, sia celebrato da un sacerdote del tempio 浄土真宗本願寺派 (Jodo Shinhsu Honganji). L’impresa, quando quattro mesi dopo il soggetto viene a mancare, manda un sacerdote da un altro tempio.
La famiglia presenta domanda al Tribunale di Fukuoka di ¥3,55 M, come risarcimento dei danni morali. (non ho trovato la sentenza, e prima che escano commenti sulle riviste scientifiche passerà del tempo, ma è importante notare che la domanda non è per inadempimento contrattuale ma per danni).
39. Risarcimenti per morte da evacuazione nucleare
Si sapeva che tra le vittime del disastro di Fukushima vi sono persone anziane e/o ricoverate in ospedali, che non hanno retto lo stress, le difficoltà, la carenza di assistenza collegata all’evacuazione.
I famigliari di alcune di esse hanno citato in giudizio TEPCO.
Aggiornamenti flash – Tech edition
- Apple ha deciso di presentare appello all’Alta Corte di Tokyo contro Samsung nella disputa su questioni di “proprietà intellettuale” che l’aveva vista sconfitta in primo grado.
- Google ha deciso di non ottemperare alla decisione sommaria del Tribunale di Tokyo che chiedeva di sospendere la funzione di autocompletamento e ha deciso di resistere in tribunale, attraverso il procedimento ordinario.
A favore di Google giocano due precedenti dello stesso tribunale che vedevano come parte Yahoo Japan, in cui si sostiene che il motore di ricerca non è responsabile per i risultati forniti, e che limiti in questo campo possono limitare ingiustamente la libertà di informazione. Contro Google gioca naturalmente il fatto che le misure provvisorie hanno accolto le domande dell’attore. - Vicenda di spionaggio industriale nel campo dell’acciaio laminato per applicazioni elettroniche (?) tra Nippon Steel & Sumitomo Metal Corporation (parte attrice) e la società concorrente della Corea del Sud, Posco.
Prima udienza al Tribunale distrettuale di Tokyo.
Google Street View: una pronuncia in Giappone
Una 20enne di Fukuoka ha perso anche in appello la causa che aveva presentato contro Google Japan.
La controversia sorse quando la signorina si accorse che la modalità “Street View” del servizio Google Maps raffigurava la sua casa e le sue mutandine appese ad asciugare sul balcone.
Ritenne che questa fosse una violazione della sua privacy, e chiese a Google Japan un risarcimento di 600.000 jpy (circa 6.000 eur) come 慰謝料 (“isharyo“: grosso modo, danni morali) per il peggioramento delle sue condizioni psicologiche dopo la scoperta.
Già in primo grado il Tribunale distrettuale di Fukuoka aveva rigettato le richieste della parte attrice.
Il 13 luglio l’Alta Corte di Fukuoka (pres. Motoaki (?) Kimura, 木村 元昭 ) ha confermato la sentenza di primo grado. La sentenza non è ancora disponibile online, ma fonti giornalistiche citano alcuni passi dalla motivazione:
「下着を干していることまではわからず、表札や看板など個人名などがわかるものも映っていない(…)ベランダに焦点を当てて撮影、公開しておらず、私生活の平穏が侵害されたとは認められない」
Non si capisce che sia stesa della biancheria intima, e non è stata fotografata la targhetta da cui si possa risalire al nome (…) la foto non è stata scattata e pubblicata mettendo a fuoco il balcone e non possiamo accogliere la tesi secondo cui vi sia stata una violazione della tranquillità della vita privata (= privacy)
Secondo gli avvocati della donna, si tratta della prima causa presentata in Giappone contro Google in relazione al servizio Street View.
Aggiornamenti flash
- In Italia per svuotare le carceri pensano all’amnistia, in Giappone eseguono le condanne a morte. Tre condannati sono stati impiccati giovedì 29 marzo, su ordine del ministro della giustizia Toshio Ogawa, che dichiara:
– Ho solo fatto il mio dovere di ministro della giustizia. - Un uomo nota che la funzione di autocompletamento di Google, battendo il suo nome, associa il suo nome a reati gravi. L’uomo chiede che il famoso motore di ricerca statunitense rimedi a questo inconveniente, che sostiene essere alla base del suo improvviso licenziamento e delle seguenti mancate assunzioni.
Il Tribunale distrettuale di Tokyo ha emanato il 19 marzo un provvedimento d’urgenza che accoglie le richieste dell’uomo e ordina a Google di disattivare la funzione di autocompletamento. Google ha dichiarato però che non seguirà l’ordine del tribunale giapponese perché la sede della società è in USA e pertanto non soggetta alla legge giapponese, e perché le funzioni di autocompletamento sono automatiche, non intenzionali e non possono configurare una violazione di privacy.
L’esperto di privacy dell’Università di Niigata, prof. Masatomo Suzuki, pur riconoscendo la comodità della funzione, peraltro adottata anche da altri motori di ricerca, appoggia la decisione del Tribunale. (grazie a Elena Falletti per la segnalazione) - Decisione del Tribunale distrettuale di Osaka (siamo dunque al primo grado di giudizio) in materia di risarcimento dei danni da amianto. La corte, presieduta dal giudice Ken’ichi Ono ( 小野 憲一 ) ha riconosciuto la responsabilità dello Stato e lo ha condannato a pagare ¥ 180M a 55 attori. La sentenza sostiene che lo Stato sapeva della dannosità dell’amianto dalla fine degli anni 1950: la legge sulle misure per prevenire l’asbestosi è del 1960, ma nello stabilimento in questione non furono installati ventilatori fino al 1971.
La decisione va in senso opposto a quella dell’agosto scorso, in cui l’Alta corte di Osaka (siamo dunque al secondo grado di giudizio, ma sempre di giudizio di merito si tratta) aveva dichiarato lo Stato non responsabile per i danni causati dall’amianto fino al 1971. - Gourmet di tutto il Giappone affrettatevi. Se la linea guida del Ministero della salute andrà in porto, da giugno sarà vietato in tutti i ristoranti dell’Arcipelago servire fegato bovino crudo. Pene fino a 2 anni di reclusione o 2 milioni di yen di multa.