Andrea Ortolani

Tag: David T. Johnson

Pena di morte e errori giudiziari

David T. Johnson ha pubblicato su Japan Focus una serie di tre articoli sulla pena di morte e sul problema degli errori giudiziari e condanne ingiuste in Giappone.

Il primo contributo, Will Wrongful Convictions Be a Catalyst for Change in Japanese Criminal Justice?, scritto in collaborazione con Matthew Carney, presenta un video, toccante, che ritrae 3 famosi casi di condannati a morte dichiarati poi non colpevoli, e rilasciati prima dell’esecuzione, dopo anni passati nel braccio della morte: Iwao Hakamada, Kazuo Ishikawa e Toshikazu Sugaya.

Il secondo, An Innocent Man: Hakamada Iwao and the Problem of Wrongful Convictions in Japan, ripercorre in dettaglio la storia e la vicenda processuale di Hakamada, l’uomo che detiene il triste record mondiale di soggetto detenuto più a lungo nel braccio della morte: arrestato nel 1966, condannato nel 1968, rilasciato nel 2014. Poco meno di 48 anni in prigione.
L’articolo presenta i fatti che portarono all’arresto, gli interrogatori, la condanna, la storia dell’altra vita distrutta da questo episodio, quella del giudice Norimichi Kumamoto, membro (dissenziente) del collegio che condannò Hakamada, fino agli sviluppi più recenti.
Ora Hakamada è in attesa di un nuovo processo, che inizierà forse nel 2016 o chissà, anche più tardi. Interessante notare che la pubblica accusa ha presentato appello contro la decisione di riaprire il processo e continua a sostenere la propria tesi accusatoria.

Il terzo, Wrongful Convictions and the Culture of Denial in Japanese Criminal Justice è un’analisi del problema degli errori giudiziari in Giappone. Gli studi su questo tema incontrano diversi ostacoli, tra cui quello fondamentale consiste nel fatto che non è possibile sapere il numero preciso di condanne ingiuste, per cui le stime si basano su statistiche e impressioni dei difensori. Tuttavia, attraverso un’analisi comparata, è possibile identificare quali siano i maggiori problemi di un sistema e quali i problemi che più probabilmente generano condanne ingiuste.
In generale, le cause alla radice degli errori giudiziari in Giappone sono identificate nella pratica della confessione ricercata ad ogni costo, e nella cd. “cultura della negazione” che permea il sistema della giustizia penale: la negazione della possibilità di un errore, che porta i PM o i giudici a sostenere una posizione ben oltre il limite della ragionevolezza.

In generale, tre articoli molto importanti su un caso fondamentale per conoscere la giustizia penale giapponese.

La posta del giurista

Riceviamo, pubblichiamo con il consenso del mittente e volentieri rispondiamo:

[Saluti]
Mi chiamo XY, sono un laureando di Z. Da sempre molto appassionato della cultura giapponese, giuridica e non solo, ho deciso di dedicare la mia tesi al diritto giapponese e magari approfondire successivamente i miei studi in questa direzione.  Ammiro molto il suo lavoro e quello del professor Colombo.
In queste ultime settimane ho passato in rassegna diversi articoli e pubblicazioni, tra le quali “Diritto dell’Asia Orientale” curato dal professor Cavalieri, “Giappone : un diritto originale alla prova della globalizzazione” e “Laicità dello stato e Shintoismo nella giurisprudenza giapponese” del professor Colombo, le sue pubblicazioni su Digesto concernenti Giri, Diritto del Giappone moderno, aggiungendo poi i testi di Gallo e Sacco utilizzati per la preparazione degli esami di comparatistica. La ricerca mi ha offerto molti spunti e non le nascondo anche grandi indecisioni e dubbi, tuttavia stavo pensando di sviluppare un lavoro di tesi riguardante il diritto penale nipponico. Il concetto di pena, rieducazione riletti nell’ottica di una cultura come quella giapponese così profondamente originale nella sostanza, tanto quanto occidentalizzata negli schemi formali. Contraddizioni e tensioni civili che si celano entro sistema penale così efficace sotto il profilo dei numeri, ma a che prezzo? A scapito di una pena più umanizzata? Che cognizione dell’essere reo si sottende? Come si permea la penalità giapponese della tradizione culturale locale? Ecco questi sono gli spunti di riflessione che mi hanno catturato forse più di altri.
Volevo chiederle se potesse consigliarmi delle letture utili al riguardo.
La ringrazio molto in anticipo per la disponibilità e farle presente la mia sincera ammirazione per il suo lavoro di divulgazione e promozione culturale.
[Saluti conclusivi]

P.S.: ho dimenticato di specificare che padroneggio abbastanza bene l’inglese, mentre ho iniziato a studiare solo da poco tempo  la lingua giapponese.
Grazie ancora.

Caro XY, grazie innanzitutto del messaggio e della domanda.
Sono questioni molto importanti, che riguardano aspetti cruciali del diritto giapponese.
La scelta di concentrarsi (almeno, per ora) sul diritto penale mi sembra sensata: è forse nel diritto penale che sono più radicate e si possono cogliere meglio alcune delle caratteristiche peculiari del diritto del Giappone: il rapporto tra individuo e autorità, e tra individuo e collettività, la discrezionalità.

Imparare la lingua giapponese non è cosa semplice, ed è ancora più arduo raggiungere un livello che ti permetta di leggere in scioltezza dottrina e giurisprudenza in lingua.
Fortunatamente, oltre ai materiali in italiano che hai già consultato (grazie dei tuoi giudizi generosi!) ci sono ottimi materiali in lingue a cui noi italiani siamo più esposti e che di solito conosciamo meglio: inglese prima fra tutte, anche per la storia che lega gli Stati Uniti al Giappone.

Uno dei migliori testi recenti in circolazione sulla giustizia penale giapponese è The Japanese Way of Justice di David Johnson. È uno studio molto affascinante dei personaggi che svolgono il ruolo chiave nella giustizia penale giapponese: i PM. Leggi quest’opera, e prosegui con le numerose opere in essa citate, e raggiungerai un livello di conoscenza della materia di tutto rispetto.
Un altro ottimo (ma breve) excursus in inglese sulla storia del diritto penale, scritto da uno dei giganti del diritto penale giapponese è quello di K. Matsuo, “The Development of Criminal Law in Japan since 1961“, in Foote (ed.) Law in Japan: A Turning Point, Seattle 2007. Nello stesso volume trovi il capitolo di D. Johnson, “Criminal Justice in Japan”.
Ancora dal punto di vista storico, Rohl (ed.) History of Law In Japan since 1868 ha un paio di capitoli sulla storia del diritto e della procedura penale.
Daniel Foote ha scritto sul diritto penale dal punto di vista della sociologia del diritto. Un po’ datato ma sempre valido il suo The Benevolent Paternalism of Japanese Criminal Justice, in California Law Review March, 1992, 317.
Sulla criminalità organizzata/yakuza, lascia perdere le fonti giornalistiche: c’è poco di buono. Puoi partire da P. Hill, The Japanese Mafia: Yakuza, Law, and the State. Una prospettiva inusuale è quella di R. Otomo, “Women in Organized Crime in Japan“, in Fiandaca (ed.) Women and the Mafia, NY, 2007.
Sulla pena di morte puoi vedere questo rapporto recente: The Death Penalty in Japan (c’è anche la mano di D. Johnson). Interessante anche M. Ramseyer, Who Hangs Whom for What? The Death Penalty in Japan.
Sicuramente mi è sfuggito qualcosa. Puoi dare un’occhiata agli indici del Journal of Japanese Law. Recentemente molti articoli di diritto penale hanno analizzato la cd. “giuria mista”, in giapponese saiban’in seido. Gli articoli della rivista non sono online, anche se qualche articolo pubblicato integralmente talvolta si trova(va).
Un’altra ottima fonte dalla quale partire per le ricerche è questa bibliografia. Il titolo parla di “business law”, ed in effetti l’attenzione principale è rivolta a quel settore, ma ci sono anche alcune pagine dedicate al diritto e alla procedura penale.

Spero di averti dato qualche indicazione utile.
In bocca al lupo per le tue ricerche!