Takanori Eto contro Stato, oggetto: la centrale di Fukushima-1

Il mio amico Takanori Eto sta cercando di convincere il Tribunale distrettuale di Tokyo a dichiarare la nullità dell’autorizzazione alla costruzione della centrale di Fukushima-1.
Sì, proprio quella esplosa nel marzo scorso.

Il processo di Takanori Eto contro lo Stato giapponese si inserisce in un filone ideale di cause con valenza politica, che parte dalle cause per la malattia di Minamata e arriva fino ai recenti risarcimenti per i contagi da epatite.
Esso tuttavia presenta alcune caratteristiche particolari: innanzitutto il fatto che non sia un processo di massa, ma sia stato iniziato da una persona sola, priva di un’organizzazione o di una comunità alle spalle.
Inoltre, l’utilità pratica della causa è minima, visto che la centrale non rientrerà mai più in funzione e sarà smantellata appena possibile, cioè nel giro di 30-40 anni, se basteranno.

Il significato simbolico e giuridico è però rilevante.
Il governo è infatti costretto a presentare e rendere pubblici documenti che altrimenti rimarrebbero secretati nei cassetti; inoltre, se la corte dovesse sposare alcune tra le tesi della parte attrice, la sentenza potrebbe avere un valore persuasivo nelle altre cause in corso contro le centrali nucleari.
Riguardo a questo primo punto, scrive Eto nel suo blog che il governo potrebbe aver presentato una versione “ritoccata” del rapporto sull’ipotesi di massimo pericolo elaborata il 25 marzo dal Presidente della Commissione giapponese per l’energia atomica Shunsuke Kondo.
La prossima udienza, il 29 febraio, sarà a porte chiuse.

Vi è poi un’altro punto interessante di cui parlare, e riguarda le dinamiche processuali e chi rappresenta le parti in giudizio.
Eto si rappresenta da solo. In Giappone, in tutti i gradi di giudizio, nelle cause civili, non è obbligatorio conferire mandato ad un avvocato che rappresenti la parte in giudizio.
I costi di Eto per questa causa si limitano dunque al bollo di registrazione della causa, che se non ricordo male è di 13.000 jpy.

Il governo giapponese è rappresentato da un collegio difensivo di 12 (dodici) avvocati, guidati dall’avvocato Hiroyuki Kondo ( ? 近藤 裕之 ). Quando andai ad assistere ad un’udienza al Tribunale di Tokyo, vidi scene involontariamente comiche perché, in aula tra i banchi degli avvocati, non vi erano sedie sufficienti per tutti.
Ad ogni modo, dicevamo: l’avv. Kondo non è sempre stato avvocato, ma come vedete dal link precedente, ha iniziato la sua carriera nel 1994 come giudice. Ora sta sfruttando il programma che, al fine di arricchire il corpo giudicante di esperienze diverse, permette ai giudici di lavorare come PM o avvocati per un periodo determinato. Kondo a quanto pare ha lavorato prima come PM, ma ora è evidentemente impegnato come avvocato al servizio dello Stato. Come anche altri due membri del collegio difensivo del convenuto. In seguito, con tutta probabilità, tornerà ad essere un collega del giudice Hiroshi Kawakami ( 川神 裕 ), Presidente del collegio giudicante.

A una prima veloce occhiata, non mi pare che i due abbiano lavorato contemporaneamente negli stessi tribunali. Almeno fino a quest’anno, quando sedevano insieme nella Commissione di valutazione degli esami per le professioni legali, che ha bocciato il giovane Eto, al suo terzo tentativo, ed ultimo permesso dalla legge sulle cd. Law School.

Mentalità giuridica giapponese revisited: azioni civili contro le centrali nucleari

Certi giapponesi se ne infischiano di quello che alcuni studi dicono sulla loro mentalità giuridica, e decidono di usare i tribunali per tentare di veder realizzate le loro pretese.
Iniziano a comparire più spesso sui media giapponesi notizie sulle cause civili aventi ad oggetto in vari modi le centrali nucleari sparpagliate in tutto l’Arcipelago.

Non si tratta delle prime. Dal 1973, sono stati almeno una dozzina i procedimenti mirati a fermare la costruzione o a spegnere le centrali nucleari, molti dei quali arrivati fino alla Corte Suprema.
Gli aggiornamenti recenti sono due.

Il primo: si è tenuta la seconda udienza di appello presso la sede distaccata di Matsue nella causa che vede contrapposti un gruppo di cittadini rappresentati dalla 58enne Yasue Ashihara (? 芦原康江 ) e 中国電力 (Chugoku Denryoku), meglio conosciuta in caratteri latini come Energia, società fornitrice di energia elettrica della regione e gestore della centrale nucleare di Shimane, nei pressi di Matsue.
Obiettivo della causa, naturalmente, fermare l’attività della centrale. Gli attori sostengono che i problemi a Fukushima siano dovuti al terremoto e non allo tsunami arrivato 40 minuti dopo. Pertanto, anche in presenza di strutture di protezione da tsunami, gli attori sostengono che l’attività della centrale non possa continuare in sicurezza poiché la zona è soggetta a terremoti.

Il secondo: il 30enne Takanori Eto ( 江藤貴紀 ) di Tokyo, studente di giurisprudenza secondo NHKsecondo TV Asahi disoccupato -e in Giappone dare a qualcuno del disoccupato è praticamente un insulto- , ha presentato una causa contro il governo giapponese mettendo in questione la legittimità e chiedendo l’annullamento dell’autorizzazione concessa a TEPCO per costruire e gestire la centrale di Fukushima.
Secondo quanto riportato da Asahi l’autorizzazione in questione è quella relativa a Fukushima-2, centrale nucleare situata 10km a sud della più tristemente nota Fukushima-1, e che pare aver più o meno resistito al 3/11.
Secondo NHK e questo servizio di TBS la causa ha invece ad oggetto proprio l’autorizzazione di Fukushima-1:

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=mDWxrhHaj0A]
La prima udienza presso il Tribunale distrettuale di Tokyo, a cui si riferiscono le immagini (dal minuto 2:05), si è tenuta il 23 giugno.

Interessanti le riprese all’interno dell’aula di giustizia, dove si vede da una parte il giovane Eto che si difende da solo -in Giappone le parti possono stare in giudizio personalmente nelle cause civili in tutti i gradi di giudizio-, e dall’altra parte il plotone di 8 avvocati del governo.
La tesi sostenuta dal convenuto: Eto vive a più di 220 km dalla centrale perciò non ha titolo ad agire.

Le parole di Eto in chiusura del servizio:

Se non gli fa causa nessuno, qualcuno dovrà pur farlo no?
Credo che ci siano moltissime persone che vorrebbero agire, se ne avessero la possibilità.