- In Giappone l’azione penale è discrezionale.
Il pubblico ministero del Tribunale di Tokyo ha deciso di non avviare l’azione penale contro Naoto Kan, Primo ministro in carica l’undici marzo 2011, e contro i dirigenti di TEPCO per il disastro della centrale di Fukushima-1. - Un’altra persona impiccata nel carcere di Tokyo, il 12 settembre, su ordine del Ministro della giustizia Sadakazu Tanigaki. Il condannato ucciso si chiamava Tokuhisa Kumagai. È la sesta persona impiccata dal governo Abe. Il Ministro della Giustizia Tanigaki nota che il tempo passato nel braccio della morte dai condannati all’impiccagione si è ridotto drasticamente.
- Tutti gli articoli di Colin Jones sul diritto giapponese vanno letti con attenzione.
Quando poi l’articolo inizia citando Takeyoshi Kawashima, e prosegue parlando di TEPCO e del disastro di Fukushima, l’articolo diventa un obbligo. - Il Tribunale di Sendai, Pres. Norio Saiki (斉木 教朗 ) ha accolto la richiesta di risarcimento avanzata dai genitori di quattro bambini risucchiati dallo tsunami dell’11 marzo 2011, contro l’asilo che li aveva in custodia.
- Interpretariato di tribunale e saiban’in seido.
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Il Ministro della giustizia della legge (intuizione di Shisaku) Sadakazu Tanigaki ha firmato l’ordine di impiccagione per due condannati a morte: Yoshihide Miyagi, 56 anni, e Katsuji Hamasaki, 68. Entrambi membri di un gruppo di criminalità organizzata, avevano invitato due membri di un gruppo rivale in un “family restaurant”, dove li avevano uccisi, sparando 8 colpi di arma da fuoco.
La condanna è stata eseguita ieri, 26 aprile. Giusto in tempo per godersi il ponte della Golden Week: molti ministri saranno in missione all’estero.
Le due esecuzioni hanno suscitato le proteste di Amnesty International e del Ministro degli Esteri inglese Hugo Swire.
Io temo che queste pressioni esterne siano se va bene inutili. Ma c’è anche la possibilità che siano dannose, nel senso che provochino un graduale intestardirsi dei politici sulle proprie posizioni, a prescindere dal merito. Il caso della caccia alla balena è emblematico in questo senso.
Il conto sale dunque a 5 persone impiccate dal nuovo governo, in meno di 6 mesi.
In Giappone vi sono al momento 134 condannati nel braccio della morte.
Il Ministro della giustizia Sadakazu Tanigaki ha firmato l’ordine di impiccagione per tre condannati a morte: Kaoru Kobayashi, 44, che rapì, torturò e uccise una bambina di 7 anni; Masahiro Kanagawa, che in un raptus uccise e ferì a coltellate alcune persone in un supermercato di Ibaraki, e Keiki Kano, che commise due omicidi.
Le impiccagioni sono state eseguite ieri. Non c’è molto da aggiungere, se non esprimere il consueto disappunto per una pratica barbara, giustificata con il solito riferimento alla volontà popolare.
Vi è un particolare però da notare, ed al quale non so dare risposta precisa: sappiamo già che nelle carceri giapponesi vi sono più di 130 condannati a morte in attesa di esecuzione, ma i tre condannati impiccati ieri erano stati condannati in tempi relativamente recenti. Pare quindi che la loro esecuzione sia avvenuta in tempi molto più rapidi di altri condannati. Sicuramente conta il fatto che alcuni degli altri condannati nel braccio della morte hanno presentato domanda di riesame del processo, ma non so se sia per tutti così. In tal caso sarebbe interessante sapere perché l’esecuzione di queste tre persone è stata decisa in via prioritaria.
Qui il primo di una serie di articoli sul metodo che si usa in Giappone per eseguire le condanne a morte, l’impiccagione, e sul dibattito per cambiare questo metodo considerato brutale.
Qui la testimonianza della madre di un condannato a morte impiccato nel 2012.
Qui la testimonianza di un giovane uomo il cui padre è nel braccio della morte.
Qui la testimonianza di un condannato a morte in primo grado, pena riformata in ergastolo in secondo grado, insieme a riflessioni sul dibattito in corso all’interno della Federazione Giapponese degli Ordini degli Avvocati sull’abolizione della pena di morte, e sulla sua sostituzione con la pena dell’ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale. In merito a questo, era circolato un questionario tra i condannati a morte. Queste alcune delle risposte:
Yukio Kaneiwa, colpevole dell’uccisione di due persone, è favorevole all’idea perché così sarà liberato dalla paura che ogni mattina possa essere quella dell’esecuzione.
Keizo Okamoto, colpevole dell’uccisione di due persone:
“Penso che l’ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale sia ancora più crudele della pena di morte. Perché dovrei continuare a vivere?”
Eiichi Shimoura, colpevole dell’uccisione di tre persone:
“Non credo che l’opinione pubblica possa accettare l’abolizione della pena capitale se non si introduce l’ergastolo senza liberazione condizionale.”