Andrea Ortolani

Tag: esame

Gli avvocati, giudici e PM della classe 2015

1.850 candidati su 8.016 hanno passato quest’anno l’esame di ammissione alle professioni forensi, 40 in più dell’anno scorso. La percentuale degli idonei rispetto ai candidati è stata del 23,1%.

Il Ministero della legge (*) pubblica statistiche molto dettagliate su tutto ciò che riguarda l’esame. Questa la pagina di partenza.
La statistica più spietata è senz’altro questa, dove si elencano, tra le altre cose, tutte le cd. Law school (la denominazione ufficiale è 法科大学院 ), il relativo numero di candidati e di candidati idonei. Ci sono istituti che hanno, tristemente, uno zero nella casella dei candidati che hanno superato l’esame.
La Law school dell’Università Chuo è quella che vanta più idonei (170), seguita dalle Law school di Keio (158), dell’Università di Tokyo (149) e di Waseda (145).
Tra le università che hanno più di 50 idonei è tuttavia la Law school di Hitotsubashi che può vantare la percentuale più alta di candidati che superano l’esame: 79 su 151, cioè più del 52%. Tutte le altre università sono (ben) sotto il 50%.

Le materie a scelta preferite dai candidati vincenti sono diritto del lavoro, scelto da quasi il 30% dei candidati, diritto fallimentare (quasi il 20%) e la cosiddetta “proprietà intellettuale” (13,4%).
Più della metà (56%) del candidati che ha portato a termine l’esame lo ha sostenuto a Tokyo. Il 20% a Osaka, il resto nelle altre 5 sedi: Sapporo, Sendai, Nagoya, Hiroshima e Fukuoka.
Sesso dei candidati vincenti: quasi 4 su 5 sono maschi (78,4%), solo il 21,6% femmine.
Età media di 29,1 anni, in crescita di quasi un anno rispetto al 2014. Il candidato vincente più anziano ha 68 anni (può andare in pensione contento!), il più giovane 21.

Interessante notare che tra gli idonei, 186 non sono laureati delle Law school,  ma hanno avuto accesso all’esame attraverso un test di preselezione, per il quale nemmeno la laurea in giurisprudenza è un requisito.
La percentuale di candidati che supera l’esame in questo caso è del 60,5%.
A prima vista, di fronte a questo dato, le Law school non fanno una grande figura.
Però. Ci sono due però.
In primo luogo, ovviamente ci sono meccanismi di autoselezione per cui solo candidati estremamente preparati, motivati e sicuri di sé tentano questa strada assai ardua, e questo in parte spiega l’alto numero di candidati che superano l’esame.
In secondo luogo, come si evince da queste statistiche, dei 307 che hanno tentato l’esame così, da “privatisti”, senza formalmente passare da una law school, in realtà 89 sono iscritti in corso a una law school (e quindi sono soggetti che tentano l’esame prima di aver completato i 2 o 3 anni), 57 sono studenti universitari e 66 hanno terminato la Law school in anni passati. La percentuale di idonei relativa a queste tre categorie è di 154 su 186, quindi un altissimo 82,7%. L’università e le law school servono dunque a qualcosa.
Immagino che i docenti tuttavia non siano particolarmente allegri di ciò, sia perché i ragazzi in corso che passano l’esame si ritirano e non pagano più la retta, sia perché uno studente che passa come “privatista”, ed ha successo, è uno studente di successo in meno per le statistiche della Law school (dalle quali deriva il prestigio).

Qui la Corte Suprema illustra in inglese alcune caratteristiche della selezione e della formazione dei candidati vincenti, prima che diventino giudici, PM o avvocati.

Infine, non può mancare lo scandalo con sfumature rosa: pare che un professore incaricato di redigere le domande del test abbia rivelato i quesiti a una sua studentessa. La ragazza è stata esclusa dalla sessione corrente e le è stato proibito di sostenere l’esame per i prossimi 5 anni. Il professore è sotto inchiesta.

(*): non si può parlare di Ministero della giustizia in un paese che pratica la pena di morte.

Aggiornamenti flash – Colin Jones edition

Oggi il prof. Colin P. A. Jones dell’Università Doshisha di Kyoto ha pubblicato due editoriali su due quotidiani online in lingua inglese.

  1. Il primo articolo sul Japan Today parla di politiche agricole: “La maniera giusta di disperare dell’agricoltura giapponese” è un commento del libro del prof. Yoshihisa Goto 日本の農業への正しい絶望法 . L’articolo sfata alcuni miti del “buon agricoltore”, indica i problemi strutturali dell’agricoltura in Giappone e insomma traccia un quadro per nulla rassicurante e per nulla promettente della politica agricola giapponese.
  2. Il secondo articolo sul Japan Times presenta le caratteristiche e le stranezze (l’originale parla di “assurdità”) dell’esame per le professioni forensi -e degli esami per infermiere e badanti: “Smettete di pensare – l’esame sta per iniziare“.
    Anche in questo caso, l’analisi è spietata e non lascia molto spazio all’ottimismo sul futuro dell’educazione giuridica e delle professioni forensi giapponesi.

Sono usciti i risultati

Sono usciti i risultati dell’esame per le professioni forensi.

I promossi quest’anno sono stati 2.063, 11 in meno dell’anno scorso, e ben sotto il numero di 3.000 nuovi professionisti all’anno che il Ministero della Giustizia indicava nel 2002 come l’obiettivo da raggiungere intorno al 2010. Alla luce di questi sviluppi, l’obiettivo di 50.000 avvocati nel 2018 appare sempre più irrealizzabile.
La percentuale dei promossi è stata del 23,5%, anch’essa in calo rispetto all’anno scorso, ed è la più bassa da quando è stato introdotto il nuovo sistema di esame.

Tra i promossi, 1.585 maschi e 478 femmine. Il più anziano ha 60 anni, il più giovane 23, età media di 29 anni.

L’esame può essere sostenuto al massimo 3 volte, entro i 5 anni successivi alla conclusione della “Law school ( 法科大学院 )”. A questa tornata sono stati 1.382 i candidati che, respinti per la terza volta, dovranno trovare un lavoro diverso da avvocato, giudice, pubblico ministero.

E adesso arriviamo alla parte più attesa: da quali università arrivano i promossi.

Vince l’Università di Tokyo con 210 promossi, che però rappresentano poco più del 50% dei candidati (416). La percentuale più alta di promossi è quest’anno di Hitotsubashi, con il 58% (82 promossi su 142 candidati). Piazzata bene come quantità e rapporto l’Università di Kyoto con 172 promossi su 315 candidati (55%). Solo queste tre università hanno raggiunto una percentuale di promossi superiore al 50%.
Seguono in questa particolare classifica l’Università Keio con 164 promossi (48%), l’Università di Kobe con 69 (47%), l’Università di Chiba con 29 (39%), l’Università Chuo con 176 (38%), Waseda con 138 (32%).
Su un totale di 74 Law School in tutto l’Arcipelago, per 28 la percentuale di promossi è stata inferiore al 10%.

Un articolo cita il nome dell’università la cui Law School non ha avuto nemmeno un promosso. Per non infierire troppo, lo lascio solo in giapponese: 姫路独協大学 .