- Ryokichi Kawashima, 94 anni, aveva deciso di candidarsi alle elezioni del 16 dicembre. Per presentare la candidatura come dicevamo in precedenza occorre depositare ¥3 milioni. Il sig. Kawashima tuttavia non è riuscito ad ottenere i voti necessari ad ottenere la restituzione del deposito, cioè il 10% dei voti espressi, ed ha pertanto perso la somma.
I soldi erano quelli che aveva messo da parte per il proprio funerale. - Pare che vi sia l’intenzione da parte del partito uscito vittorioso dalle scorse elezioni, il LDP, di abolire le norme anacronistiche sul divieto di fare campagna elettorale su internet.
Ne avevamo parlato qui; una delle gemme è questa: “Ai candidati è vietato aggiornare il proprio sito internet durante la campagna elettorale”.
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Due o tre curiosità sulla legge elettorale giapponese
Dopodomani, 16 dicembre 2012, in Giappone si tengono le elezioni politiche anticipate a causa dello scioglimento della camera bassa.
La legge che disciplina la campagna elettorale è la legge 100 del 1950, 公職選挙法 (legge sulle elezioni per gli uffici pubblici). La legge dispone che per la camera bassa, formata da 480 membri, 300 seggi siano assegnati in collegi uninominali e 180 attraverso un sistema proporzionale (art. 4).
La campagna elettorale.
Il principio che disciplina i modi in cui è lecito condurre la campagna elettorale è che tutto ciò che non è esplicitamente permesso deve intendersi vietato. L’uso di internet è pertanto vietato: i candidati non possono usare facebook o twitter. Internet è però ammesso per l’attività politica “di routine” che non promuove un candidato in particolare.
Naturalmente è vietato offrire denaro o favori per ottenere il voto, e l’interpretazione è assai rigida. Offrire un bicchiere di té o un biscotto, per non parlare di una cena, può portare all’arresto e al rinvio a giudizio del candidato. O al suo suicidio.
Nelle elezioni del 2009 vi sono stati 570 arresti per questo motivo.
Vi sono limiti al denaro che ogni candidato può usare: ¥19 milioni, più ¥15 per ogni abitante del collegio elettorale in cui il soggetto si candida. Questi sono limiti che si applicano ai singoli candidati, non ai partiti che sono liberi di spendere quanto vogliono.
Vi sono regole anche sui furgoncini che portano in giro i candidati: ogni candidato non può averne più di uno, non vi possono essere più di 4 persone a bordo escluso il guidatore, ed il candidato può parlare solo quando il mezzo è fermo. Per questo motivo le voci che si sentono dai furgoncini per strada sono quelle delle collaboratrici; il candidato può salutare con la manina.
Purtroppo non vi sono regole sul volume degli altoparlanti.
Infine i volantini: ogni candidato può stampare al massimo 35.000 cartoline e 70.000 volantini con il suo nome.
La durata della campagna elettorale non può superare i 12 giorni per le elezioni della camera bassa, 17 giorni per le elezioni amministrative delle province ( 県 ) o della camera alta, o altri periodi tra i 14 ed i 5 giorni nel caso di altri enti locali (artt. 31-34).
Diverse categorie di dipendenti pubblici non possono partecipare alla campagna elettorale (artt. 135 e ss).
Un’altra particolarità è il sistema del deposito: per candidarsi in un collegio uninominale ogni candidato deve depositare presso l’Erario ¥3 milioni (circa 30.000 euro), nei collegi proporzionali ¥6 milioni (artt. 92 e ss).
Solo il candidato vincitore potrà ottenere la restituzione dell’intera somma. Gli sconfitti potranno ottenere solo una parte o niente, secondo una formula che si trova agli artt. 93 e 94 della legge, o a pag. 20 di questo paper.
Oltre alla legge, linkata in apertura, alcune delle informazioni di cui sopra provengono da qui, altre da questo paper.
Qui un ottimo articolo sul sistema del deposito elettorale.
Il tutto comunque è a rischio incostituzionalità, per le ragioni spiegate qualche tempo fa e comparse di nuovo recentemente dal Wall Street Journal.