Altre due persone impiccate a Tokyo

Altre due persone impiccate a Tokyo

Il Ministro della giustizia della legge (intuizione di Shisaku) Sadakazu Tanigaki ha firmato l’ordine di impiccagione per due condannati a morte: Yoshihide Miyagi, 56 anni, e Katsuji Hamasaki, 68. Entrambi membri di un gruppo di criminalità organizzata, avevano invitato due membri di un gruppo rivale in un “family restaurant”, dove li avevano uccisi, sparando 8 colpi di arma da fuoco.

La condanna è stata eseguita ieri, 26 aprile. Giusto in tempo per godersi il ponte della Golden Week: molti ministri saranno in missione all’estero.

Le due esecuzioni hanno suscitato le proteste di Amnesty International e del Ministro degli Esteri inglese Hugo Swire.
Io temo che queste pressioni esterne siano se va bene inutili. Ma c’è anche la possibilità che siano dannose, nel senso che provochino un graduale intestardirsi dei politici sulle proprie posizioni, a prescindere dal merito. Il caso della caccia alla balena è emblematico in questo senso.

Il conto sale dunque a 5 persone impiccate dal nuovo governo, in meno di 6 mesi.
In Giappone vi sono al momento 134 condannati nel braccio della morte.

2 pensieri riguardo “Altre due persone impiccate a Tokyo

  1. Mi interessa il tuo punto di vista, anche io percepisco un comportamento volto al chiudere nel caso di proteste come è il caso della caccia alle balene. E viceversa un’apertura quando il sentimento ha matrici endogene. È una questione puramente culturale o di facciata per i politici? Come potrebbero Amnesty International da un lato e Green Peace dall’altro ottenere migliori risultati?

    1. L’impressione è che i politici siano intesi in maniera rigida come soggetti che devono sempre e comunque portare avanti gli interessi del Paese, o del proprio collegio elettorale, e che vogliano a tutti i costi evitare di essere bollati come quelli che si piegano alle “gaiatsu”. Quando una questione finisce sotto i riflettori internazionali, il politico diventa ancora più cauto, e parte la retorica, che fa sempre presa. Solo quando le pressioni esterne sono oggettivamente non più sostenibili o quando si capisce che il cambiamento non nuoce agli interessi giapponesi, il cambiamento è accettato. Ma si tratta spesso di decisioni incubate a lungo e decise dall’alto. Vedi l’esempio della Convenzione dell’Aia sulla sottrazione di minori.

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