Ancora su Kimigayo

Ancora su Kimigayo

Il Primo Collegio ristretto della Corte Suprema, Pres. Koji Miyakawa (per sapere qualcosa su di lui e sugli altri giudici del collegio, click qui e qui) ha reso sentenza giovedì 9 febbraio su due ricorsi presentati da docenti di una scuola di Tokyo. Materia del contendere: le norme che prevedono l’obbligo di stare in piedi e cantare l’inno nazionale giapponese “Kimigayo” di fronte alla bandiera, e le sanzioni disciplinari per chi non si conforma.
Tali norme e sanzioni non sono incostituzionali.

L’inno nazionale “Kimigayo”, o secondo un’altra grafia “Kimi ga yo” ha un testo semplice: esso augura all’Imperatore di regnare in eterno. Insieme alla bandiera nazionale, esso è da taluni associato al regime totalitario e militarista che portò il Giappone al conflitto mondiale, e provoca di conseguenza queste
Nelle numerose cause già presentate in tutto l’Arcipelago, docenti e personale scolastico sostengono che l’obbligo di stare in piedi e cantare l’inno di fronte alla bandiera viola la libertà di pensiero garantita dalla Costituzione.

La vicenda inizia nel settembre 2006, quando il Tribunale distrettuale di Tokyo decise a favore dei querelanti, dichiarando che l’ordine violava le libertà civili costituzionalmente garantite; il Tribunale condannò inoltre il governo di Tokyo al pagamento a ciascun ricorrente di 30.000 yen.

L’Alta Corte di Tokyo, nel gennaio 2011 riformò la sentenza della corte inferiore, sostenendo che il regolamento scolastico del 2003 non viola la libertà di pensiero e di coscienza.
La  Corte Suprema ha rigettato nel merito il ricorso del personale e confermato questa sentenza.
La Corte ha dichiarato che le sanzioni disciplinari quali richiami, tagli salariali e sospensioni dal servizio possono in astratto arrecare un danno grave alla persona e che quindi è legittimo ricorrere contro queste misure, ma nel caso in questione le sanzioni sono rimaste entro l’ambito di discrezionalità dell’autorità amministrativa.

Tra i cinque giudici del collegio, solo il Presidente Miyakawa ha presentato un’opinione dissenziente: l’ex avvocato, coerentemente alla sua posizione nei casi decisi nei mesi precedenti, ritiene illegittimo l’obbligo e le sanzioni disciplinari.

La posizione tuttavia non è univoca, non solo all’interno del collegio ma anche nella stessa giurisprudenza della Corte: meno di un mese fa infatti la stessa Corte aveva annullato le sanzioni disciplinari più severe in un caso analogo, avendole ritenute troppo pesanti.
Forse sarà necessaria una presa di posizione della Corte Suprema in seduta plenaria.

La sentenza del 9 febbraio, 35 pagine, è qui.
Qui invece la Legge sull’inno nazionale e la bandiera nazionale 国旗及び国歌に関する法律 , l. 127 del 13 agosto 1999, purtroppo in bianco e nero.

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