Sono usciti i risultati

Sono usciti i risultati

Sono usciti i risultati dell’esame per le professioni forensi.

I promossi quest’anno sono stati 2.063, 11 in meno dell’anno scorso, e ben sotto il numero di 3.000 nuovi professionisti all’anno che il Ministero della Giustizia indicava nel 2002 come l’obiettivo da raggiungere intorno al 2010. Alla luce di questi sviluppi, l’obiettivo di 50.000 avvocati nel 2018 appare sempre più irrealizzabile.
La percentuale dei promossi è stata del 23,5%, anch’essa in calo rispetto all’anno scorso, ed è la più bassa da quando è stato introdotto il nuovo sistema di esame.

Tra i promossi, 1.585 maschi e 478 femmine. Il più anziano ha 60 anni, il più giovane 23, età media di 29 anni.

L’esame può essere sostenuto al massimo 3 volte, entro i 5 anni successivi alla conclusione della “Law school ( 法科大学院 )”. A questa tornata sono stati 1.382 i candidati che, respinti per la terza volta, dovranno trovare un lavoro diverso da avvocato, giudice, pubblico ministero.

E adesso arriviamo alla parte più attesa: da quali università arrivano i promossi.

Vince l’Università di Tokyo con 210 promossi, che però rappresentano poco più del 50% dei candidati (416). La percentuale più alta di promossi è quest’anno di Hitotsubashi, con il 58% (82 promossi su 142 candidati). Piazzata bene come quantità e rapporto l’Università di Kyoto con 172 promossi su 315 candidati (55%). Solo queste tre università hanno raggiunto una percentuale di promossi superiore al 50%.
Seguono in questa particolare classifica l’Università Keio con 164 promossi (48%), l’Università di Kobe con 69 (47%), l’Università di Chiba con 29 (39%), l’Università Chuo con 176 (38%), Waseda con 138 (32%).
Su un totale di 74 Law School in tutto l’Arcipelago, per 28 la percentuale di promossi è stata inferiore al 10%.

Un articolo cita il nome dell’università la cui Law School non ha avuto nemmeno un promosso. Per non infierire troppo, lo lascio solo in giapponese: 姫路独協大学 .

6 pensieri riguardo “Sono usciti i risultati

  1. Le faccio i complimenti per il blog: per me, appassionato di Giappone e “giurista” in erba, rappresenta una specie di quadratura del cerchio!
    Non ho potuto trattenere una risata leggendo dell’obiettivo di cinquantamila avvocati, addirittura nel 2018. Provi a raccontare che in Italia (ultimo dato 6/2010) sono oltre 207.000…
    Infine, m’incuriosisce che ci sia un’unica selezione per le professioni legali. Ciò significa che ricevono tutti la stessa formazione ed impostazione nelle Law School?

    1. Caro Daniele, grazie del commento! Le statistiche che comparano il numero di avvocati in rapporto alla popolazione sono citate spesso nelle opere di sociologia giuridica giapponese. Secondo alcuni si tratta della ragione principale dello scarso numero di cause civili, ma come sai le opinioni sono contrastanti. Anche qui ci sono dei dati, non aggiornatissimi, ma comunque interessanti: http://bit.ly/po2hMB .
      L’accesso alle professioni legali ora avviene di regola attraverso la Law School, anche se c’è la possibilità di ottenere la stessa qualifica dello studente che ha finito la Law School, e sostenere l’esame di abilitazione, attraverso il cd. “Yobi Shiken”. Tralatro, per precisare quanto scritto nel post, lo studente che, uscendo dalla Law School fallisca 3 volte il test può ancora sostenere il test di accesso se supera lo Yobi Shiken, rispettando il termine dei 5 anni. Info in giapponese sullo Yobi Shiken qui: http://www.moj.go.jp/jinji/shihoushiken/shikaku_saiyo_index.html

  2. Ahimè non capisco il giapponese! Ho trovato notizie interessanti qui (cliccando sul Giappone all’interno della mappa si apre un pdf):
    http://www.law.harvard.edu/programs/plp/pages/comparative_analyses.php
    Sarebbe interessante confrontare tasso di litigiosità e numero di avvocati ma in ogni caso non credo che quest’ultima sia la sola variabile in gioco.
    Un’ultima domanda: come si spiega l’introduzione delle Law School, di derivazione anglosassone, in un sistema giuridico di civil law come quello giapponese?

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